Paolo Camiz

BIOGRAFIA e CURRICULUM

Paolo Camiz, romano del 1938, laureato in fisica, ha svolto attività di ricerca e di insegnamento presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dove è stato professore di Meccanica Quantistica, Fisica Nucleare e Acustica Musicale. Si è interessato alla scultura fin dagli anni ’70, quando ha frequentato lo studio romano di Peter Rockwell, ma solo nel 1998 si è presentato al pubblico con una mostra personale nel dopolavoro dell’Università di Roma “La Sapienza”, alla quale hanno fatto seguito numerose mostre personali e collettive, nelle principali città d’Italia e all’estero (Cannes, Colonia, Hangzhou, Berlino). Il suo materiale d’elezione è il ferro trovato un po’ dovunque, che piega, taglia, assembla con la tecnica dell’elettrosaldatura. La sua capacità di riciclare gli oggetti più disparati, dal tondino da cemento armato all’attrezzo agricolo, dalla vite ferroviaria al cerchione di botte, ha suscitato l’apprezzamento di numerosi critici e collezionisti. La sua formazione scientifica emerge nelle “Monomanie”, così da lui chiamate perché fatte di pezzi tutti uguali: la ricerca dei possibili legami (i punti di saldatura) mima il lavoro del chimico che studia la formazione di molecole o cristalli a partire dagli atomi: il risultato può essere ordinato, come se l’obiettivo fosse quello di scoprire le simmetrie nascoste negli elementi, oppure caotico, ma sempre indirizzato al conseguimento di una forma, talvolta solenne, tal’altra drammatica, spesso ironica (dove l’ironia è nascosta nel titolo dell’opera). L’ironia si manifesta soprattutto nelle Maschere, una serie iniziata nel 2001, che ha riscosso un notevole successo. Accanto al ferro c’è a volte il legno, e alcune opere sono realizzate con piombo, bronzo e altri metalli.

Numerose sue opere si trovano in collezioni private in Italia e all’estero. Nella primavera del 2017 ha donato l’opera “Idolo” al MADXI Museo di Arte Diffusa di Latina. Hanno scritto di lui Claudio Strinati, Guido Folco, Anny Baldissera, Elena Gollini, Maria Francesca Zeuli, Enza Foceri, Maria Giovanna Colombo, Mariella Lombardo. Tutte le sue opere sono visibili sul sito www.paolocamizwp.altervista.org

 Mostre

 Dal 1998, data del mio debutto con una personale presso il Dopolavoro dell’Università di Roma “La Sapienza”, ho partecipato a un centinaio di mostre di cui una ventina tra personali e bipersonali. Tra le personali ricordo: “Come ti riciclo il ferro” alla Casa Comunale del Sestriere nel 1999, “Maschere e chimere” alla Galleria L’angelo azzurro di Roma nel 2003, “Monomanie” alla Galleria Cassiopea a Roma nel 2004, “Riciclar saldando” alla Città dell’Altra Economia a Roma nel 2010, “Trasparenze e durezze” al Palazzo del Bargello a Gubbio nel 2015. Tra le collettive ricordo le numerose mostre organizzate dall’Associazione Ipazia in vari luoghi romani dal 2010 a oggi, le mostre romane presso la Galleria Cassiopea di Annie Baldissera, la Galleria Il Trittico di Sabina Fattibene ,quelle organizzate a Roma, Calcata e Fabriano da Giuseppe Salerno, e le numerose trasferte in Italia (Lecce, L’Aquila, Pisa, Lucca, Firenze, Siena, Città della Pieve, Torino, Milano, Napoli, Venezia, Rovereto, Assisi, Civitavecchia, Cori, Ostia, Latina, Zagarolo, Genzano, Roccamonfina) e all’estero (Cannes, Colonia, Hangzou, Berlino).

Mostre personali

1998  Dopolavoro dell’Università “La Sapienza” Roma.

1999  “Come ti riciclo il ferro vecchio” Sestriere (TO).

2000  “Monomanie, tondini e altre sculture” RISD – Palazzo Cenci Roma.

2000  “Ferri sonanti” con Michelangelo Lupone – Castello Spagnolo L’Aquila.

2000  “Conflitti dimensionali” – Università La Sapienza Roma.

2002  “Terrazzo d’artista” – Casa Camiz Roma.

2002  Casa Caponetti Tuscania (VT).

2003  “Maschere e chimere” – Galleria L’Angelo Azzurro Roma.

2004  “Monomanie” – Galleria Cassiopea Roma.

2005  “Costruzioni e suggestioni” con Patrizia Ottaviani – Galleria Baldissera – Arte Roma.

2006  “Come ti riciclo il ferro vecchio” – Galleria Cassiopea Roma.

2009  “Maschere e altre sculture” – la Parete d’artista di Stefania Maciocci Calcata (VT).

2010  “I ferri di Paolo Camiz” – Libreria Koob Roma.

2010  “Il riciclo del ferro” – Pese dell’ex Mattatoio – Città dell’Altra Economia Roma.

2010  “RIS-contro personali” con Vincenzo Vallone – Galleria Cassiopea Roma.

2011  “In viaggio con le sculture” – Libreria L’Argonauta Roma.

2011  “Riciclar saldando” – Spazio Mirionima – Accademia delle Belle Arti Macerata.

2015  “Trasparenza durezza” con Caterina Satta – Palazzo del Bargello Gubbio.

2018  Personale Galleria Acero rosso Sarteano.

2018  Personale Maschere di ferro e saturazioni cromatiche – Galleria il Laboratorio Roma.

2018  Personale Maschere di ferro e “” – Galleria RinascimentiAmo Viterbo.

2021  Bipersonale “La rivolta del pensiero per immagini”- per Appiam21 Roma.

OPERE

CONTATTI

 

viale Angelico 97 – 00195 Roma  – tel.  063741281  cell.  3331795667

 paolo.camiz@libero.it

 www.paolocamizwp.altervista.org

 

RECENSIONI

Claudio Strinati

Una volta Alberto Arbasino, che di queste cose se ne intende molto, ha scritto che il genio per lo più scaturisce dal perfetto abbinamento tra la sistematica capacità catalogatoria che ordina e classifica è l’estro più libero che divaga negli spazi della creatività. E’ esattamente l’impressione che si ricava di fronte alla carriera di artista figurativo di Paolo Camiz, fisico, musicista, studioso della fotografia stereoscopica, scultore. Ma la cosa singolare in lui non è tanto in questa poliedricità. Infatti non è uno che vive con pari intensità esperienze diverse ( è proprio così, ma non è forse il punto centrale) ma uno che sembra vivere le sue tante personalità sempre tutte insieme. Lo scrupolo esemplare con cui costruisce le sue forme da materiali riciclati che, secondo lui, gli lanciano la sfida a farsi rimettere insieme nelle maniere più inusitate, è pari al profluvio continuo di invenzioni, di immagini e situazioni che generano armonia, bellezza, arguzie a non finire, cospicue dosi di saggezza, equilibrio morale e intellettuale nonché divertimento puro dove lo scherzo e la riflessione stanno in equilibrio facile ed elegante. E’ molto spiritoso Paolo Camiz e molto serio e sapiente. E’, sostanzialmente, un narratore. Tutte le sue opere sono storie in un’unica battuta come faceva Achille Campanile, il grande scrittore, ai suoi bei tempi. Tutto nelle immagini di Paolo è racconto ma è nel contempo una poesia, naturalmente di due frasi quasi volesse emulare un Ungaretti dalla parabola monumentale ma senza mai la tentazione di creare il monumento. Il monumento, in verità, c’è ed è l’insieme del suo lavoro che prosegue da molti anni inarrestabile e costantemente felice. E sono continue le cannonate sparate da questa mente agile e profonda, supportata dalla mano infallibile dello scienziato, come la Torre di Babele del 2013 e il prodigioso Accordatore del 2012.

 Claudio Strinati

Elena Gollini

Il percorso espressivo predisposto da Paolo Camiz vede proliferare l’utilizzo di materiali diversificati ed eterogenei, anche provenienti dal riciclo, frutto di una scelta lungimirante e perspicace scaturita da un’approfondita attività di ricerca e di indagine. Egli si dedica ad un lavoro di natura e d’impronta filologica in cui il gesto creativo innesca ed innerva un processo dove l’essenza immaginativa del pensiero si afferma con lenta e progressiva gradualità e richiede, da parte dello spettatore, una fruizione accorta ed accurata e un’interpretazione sensibile ed acuta. Camiz si rende portavoce di un progetto artistico intellettuale e concettuale, con forte incisività ed efficacia contenutistica e ci offre una molteplice e multiforme variabilità di creazioni che si inseriscono a pieno titolo nel comparto dell’arte contemporanea e fanno affiorare un complesso e articolato progetto artistico-culturale a monte, basato su specifici fattori tecnico-espressivi, che vanno ad interagire con i diversi valori della fruizione estetica e contenutistica, li integrano e li completano nelle loro esplicazioni. Le opere sono siglate da inconfondibili connotazioni distintive di unicità ed esclusività e fuoriescono dalle concezioni più classiche e tradizionaliste, per spingersi e addentrarsi nel campo della sperimentazione innovativa , eclettica e non convenzionale. La volontà e l’intento creativo sono sorretti da un vivace spirito d’immaginazione e d’inventiva che alimenta un corollario di idee e di spunti. Camiz è un vero e appassionato sperimentatore di materiali che non si inserisce in nessun movimento, scuola di pensiero o gruppo artistico predefinito in modo rigido e rigoroso, ma procede con azione solitaria e individuale, elaborando un proprio personale e soggettivo linguaggio stilistico, tendente all’informale, atipico, intimista ed espressivo. La produzione è caratterizzata da formule e installazioni scultoree immerse nel mondo magico della scrittura di emozioni, sentimenti, sensazioni, istinti, percezioni, utilizzando codici cifrati di cui bisogna cogliere e recepire la giusta chiave di lettura. Il tutto viene ricondotto , fatto confluire e convogliato dentro costruzioni sceniche che formano un’alchimia di prospettive simboliche verosimili, poste dentro un’atmosfera un po’ enigmatica, misteriosa e indecifrabile, che cattura e stimola la curiosità e l’interesse dell’osservatore..

Elena Gollini

Maria Giovanna Colombo

“La rivolta del pensiero” – Mostra alla Galleria Angelica – Maggio 2016 – Roma.

Paolo Camiz ovvero affabular saldando. Paradossale giocoliere dell’identità  delle cose, deus ex machina di oggetti di scarto di cui coglie la vitalità inesauribile, Paolo Camiz sa allegorizzare il cambiamento con leggerezza ironica ma anche con sottile malinconia, in aperto contrasto con la materia pesantezza dei suoi ingredienti d’obbligo, sottratti con acrobatica forza fisica a discariche, campagne, litorali. A volte persino in rischiosa competizione con clandestini commercianti di rottami a peso. Vedasi “Sull ‘onda” con quell’imbarcazione destinata ad un Ulisse 2.0, alle prese con l’epica del quotidiano, realizzata con falci strappate al solco della terra, pronte a salpare in vitalistica elegante effervescenza su un mar di mappa, sebben ferroso. La scultura “Alambicco ferito” animata da quella che citando Daniel Spoerri chiameremmo magie à la noix, rivendica il suo posto in un bestiario postmoderno capace di raccontare la fine della civiltà, la creatività che ci salverà, erogata da quel rubinetto in forma di testa pensante (?!) che ci è parsa la materica metafora dell”assunto stesso della mostra: “La Rivolta del Pensiero”. Adepto di abbandonologia, disciplina recentemente certificata con neologismo da Treccani, c’è in Camiz il rispetto per la primordiale forza della Materia, la sottomissione alla fascinazione dell’ object trouvé, incontrato per le strade del mondo, di cui coglie, come l’amato Ettore Colla, la narrazione delle forme che, con energia creativa, trasforma in icona postmoderna. “Nel Porto” i cui pezzi, recuperati sul litorale di Ostia e sugli argini del Salzbach, liberati in parte e ad arte dall’ossidazione, si sottraggono in simbolica potenza al marchio spazio-temporale e raccontano l’insopprimibile volontà di andare e adattarsi che ci accompagna da sempre. Oggi più che mai, come da cronache quotidiane. Ogni volta che Camiz pesca nel ferroso armamentario del suo laboratorio e lo assembla, sottraendolo all’apocalisse consumistica, rivela il ruolo sociale presupposto del suo lavoro, istituisce con il pubblico un rapporto di forte interazione che va oltre il carattere feticistico degli oggetti e sembra proporre, nella felicità  dell’esito artistico, il principio mutuato da Gilles Deleuze, ma prima ancora da Spinoza, per cui “Il sentimento della gioia è il sentimento propriamente etico”.

 Maria Giovanna Colombo