Elena Cavanna

BIOGRAFIA e CURRICULUM

Classe 1970, Elena Cavanna è nata e vive a Piacenza, dove lavora presso uno studio di architettura e urbanistica.

Interessata sin da piccola all’arte e alla bellezza, tra 2013 e 2017 frequenta con profitto l’Istituto d’arte Felice Gazzola e inizia a partecipare a diverse mostre con successo. Nella scuola piacentina trova la forza di liberare il bisogno di fare arte e dare nuova realtà ai suoi stati d’animo, ascoltandoli in profondità e trasferendoli su un foglio bianco.

La creatività è la cifra più importante del suo modo di essere; la esprime attraverso tecniche e forme differenti: in primis il disegno, ma anche la poesia e la fotografia di giardini, fiori e particolari di dipinti ammirati durante i viaggi o in momenti lavorativi. Impressioni, forme, colori che sublima nel suo lavoro, da cui trae felicità e amore.

La conoscenza dell’architettura le consente di appropriarsi dello spazio e plasmarlo donandogli nuova forma e nuova vita; attraverso il disegno detta i movimenti, gli equilibri e la serenità.

Dal 2017 inizia a partecipare a concorsi di poesia e di fotografia, ottenendo fin da subito ottimi riscontri in termini di critica. Successi di un certo rilievo sono stati conseguiti all’interno di serate letterarie, dove ha avuto modo di condividere i suoi componimenti, pieni di sentimento.

Che si tratti di pittura, di poesia o di fotografia, la sua ricerca consiste in un continuo dialogo con il proprio io interiore, fatto di silenzi e contemplazione. Dal silenzio trae ispirazione – non a caso una delle sue personali più riuscite s’intitola “Voli silenziosi”- ma anche luce e stimolo per riequilibrare gli scompensi e le dure prove della vita. Il risultato è un’arte sentita e vissuta che mira al cuore delle persone, con garbata determinazione e consapevolezza.

 

(POESIA ELENA CAVANNA )

E…

Briciole di cielo

Nel cuore stanco

 

(POESIA ELENA CAVANNA)

Solo blu dipinto

Di un momento

un po’ nel cuore

è la notte

è la luna

e si unisce nel cielo

è sempre più stanca

la luce scende ancora

e la terra annerisce

nel tramonto del giorno

 

MOSTRE

“SEGNI DELL’ANIMA” mostra arte   San Giorgio – 2013

I FIORI DEL PENSIERO” mostra d’arte pers. Rivergaro – 2015

CRAYONNAIGES” mostra d’arte pers. Piacenza – 2016

VOLI SILENZIOSI” mostra d’arte pers. Cortemaggiore – 2017

IL DISEGNO ILLUSTRA L’ANIMA” coll.Rivergaro – 2017

Immagini dall’esistenza ANISE’ ART GALLERY – Bergamo – Collettiva maggio – settembre 2018

DELL’IDEA SI NUTRE IL FUTURO   pers. Nibbiano – agosto 2018

ARTE CONTEMPORANEA PRIMA RASSEGNA CITTA DI PIACENZA

AMICI DELL’ARTE – Collettiva – maggio 2018

FEMMINILITA’ EMOZIONALE  Lido di Camaiore  coll.

Mostra Galleria Europa

Artepozzo Energie arte Contemporanea – settembre 2018

EUFONIA DEL SILENZIO E DEL COLORE

Castell’Arquato personale – Galleria Trasvisionismo – ottobre 2018

GIOCONDA CORNICI   Carpaneto coll. – settembre 2018

SINTONIA IMMAGINIFICA IX EDIZIONE coll. LA Morra CN

Artepozzo Energie arte Contemporanea – ottobre 2018

CIELI SENZA TEMPO  pers. ART OF WINE Carpaneto P.no – aprile 2019

IMILLEDISGARBI  coll. CERVIA – giugno 2019

MECCATRONICART coll. ALBA – giugno 2019

INCONTRI d’ARTE  collet. VENEZIA – settembre 2019

LA BIENNALE DI ROMA 2020

Mostra di Selezione coll. Parma – settembre 2019

IL CIELO NEL TEATRO   personale Cortemaggiore – novembre 2019

IL VERO IO Galleria  MEDINA ROMA ARTE – novembre2019

PAVIA ART TALENT 2019   Pavia – novembre 2019

CATALOGO ARTE MODERNA mondadori – novembre 2019

GERMINAZIONI CROMATICHE collettiva Parma – dicembre 2019

BOLOGNA 2020     coll.  –  gennaio 2020

1° PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE BOLOGNA 2020 Coll. – Primo Premio – gennaio 2020

PRO BIENNALE 2020 VENEZIA  Spoleto Arte – luglio     2020

BIENNALE ACQUEDOLCI  Messina – agosto   2020

PISACANE ARTE  Milano  –  settembre 2020

L’ARTE IN QUARANTENA  SPOLETO ARTE  –  settembre 2020

MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE

GIUGNO 2019      IMILLEDISGARBI CERVIA MAGAZZINI DEL SALE  – Collettiva

MECCATRONICART ALBA  CHIESA SAN DOMENICO ASS. ARTEPOZZO – COLLETTIVA

LUGLIO 2019  PRIMO CONCORSO INTERNAZIONALE ARTE A PIACENZA 2019

PIACENZA ASS. CULTURALE PALAZZO PAVERI FONTANA – COLLETTIVA

SETTEMBRE 2019 INCONTRI D’ARTE A VENEZIA COLORI LUCI E MATERIA VENEZIA           

CHIESA SAN LEONARDO EDIZIONI LA NOTIZIA     SPAZIO VERNICE – COLLETTIVA

LA BIENNALE ROMA 2020 PARMA CHAOS ART GALLERY  –  COLLETTIVA

OTTOBRE 2019    IL VENTO FONTEVIVO PARMA EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI             

ASS. CULT. UN PO D’ARTE   CHAOS ART GALLERY  –  COLLETTIVA

NOVEMBRE 2019 IL CIELO NEL TEATRO A CURA DI MARCO BALDASSARI

TEATRO DUSE CORTEMAGGIORE PIACENZA  –  PERSONALE

DICEMBRE 2019  GERMINAZIONI CROMATICHE  PARMA CHAOS ART GALLERY  –    BIPERSONALE

GENNAIO 2020    PERCORSI D’ARTE PADOVA ANTONIO CASTELLANA

CANALE ITALIA  –  COLLETTIVA

FEBBRAIO 2020 XV RASSEGNA MOSTRA SOCI   PIACENZA   AMICI DELL’ARTE –        COLLETTIVA

MOSTRA CATALOGO ARTE MODERNA MONDADORI 55

CASTELL’ARQUATO PIACENZA  GALLERIA TRASVISIONISMO –                COLLETTIVA

CORTINA 2020 IMILLEDISGARBI CORTINA D’AMPEZZO

MUSEO ARTE MODERNA MARIO RIMOLDI  –  COLLETTIVA                                                                             

MARZO 2020  MOSTRA ARTE è DELLE DONNE MILANO  MILANO ART GALLERY

ARTE SPOLETO   –   COLLETTIVA

MAGGIO 2020 PRO BIENNALE VENEZIA – VENEZIA  

Scuola Grande di San Teodoro e Palazzo Rota Ivancich                                                      

SETTEMBRE 2020 L’ARTE IN QUARANTENA ARTE SPOLETO  –  Collettiva   

BIENNALE ACQUEDOLCI MESSINA  –  Coll. –  Settembre 2020

Art3 FIERA DEL MINIQUADRO  TREVISO –  Coll. –  Ottobre 2020

LA SIGNORA DELLE STELLE Art Factory  mostra concorso –  novembre 2020

CATALOGO ARTE MODERNA MONDADORI 56 –  novembre 2020

IMILLEDISGARBI  Castiglione Fiorentino –  Coll. –  Dicembre 2020

I TOP 200 DI ANTONIO CASTELLANA –  coll. –  Dicembre 2020

CONCORSO DI PITTURA “ECCE HOMO” –   Febbraio 2021

CONCORSO L’AQUILONE    CORTEMAGGIORE –  Coll. –  Marzo 2021

25×25 SPAZIO ROSSO TIZIANO –  Coll. –  Aprile 2021

ARTISTI CONTEMPORANEI SU CUI INVESTIRE ARTEMENTE GALLERY – Aprile 2021

L’ARTE ANNI 20 Asbaedizioni   –  Maggio 2021

ARTE MAGENTA 2021  – 5° Posto –  Maggio 2021

“I Maestri Italiani del Colore 2020 nel Mondo” New Accademia Internazionale dei Dioscuri pubblicazione maggio 2021             

PRO BIENNALE 2021 Arte Spoleto  – Maggio 2021

Poesia OCCHI DEL CIELO

PAESAGGI D’ITALIA  2021 Cortina – coll. Vittorio Sgarbi – giugno 2021

I TOP 200 DI Antonio Castellana – Mostra Mestre luglio 2021                                            

UMOROSE CROMIE TRA PASSATO E FUTURO Coll. Follonica  Luglio 2021 

IMMAGINI D’AUTORE   CORTEMAGGIORE   Coll. Agosto 2021  

ARTE IN PRIMA VISIONE  GAIARINE  Coll.  Settembre 2021 

DELIZIE E COLORI   OSTERIA DELLA BALERA Pers. Ottobre 2021

COVID’ARTE pubblicazione il QUADRATO  – Novembre 2021 

ARTISTI CONTEMPORANEI  VICENZA  Coll. Dicembre 2021

ARTISTI D’ITALIA  Villa Reale MONZA  Coll. Marzo 2022

FOGLIE ROSSE Galleria FEDRA Coll. Aprile 2022 a cura di V. Sgarbi

ALLUCINAZIONE E STATI DELLA MATERIA 2  Coll. Marzo 2022

ART NOW   pubblicazione   Coll.  Aprile 2022

VIGOLZONE IN ARTE  PC    Coll.  Aprile 2022

ARTE E POTERE 2   PC    Coll. Maggio 2022

VISIONI ALTRE  galleria Paveri Fontana  PC  Coll. Maggio 2022

ART INTERNATIONAL EXIBITION 2022  Venezia Coll. Maggio 2022

ARTE IN VIGOLZONE 2022   PC  Coll. Giugno 2022

JESOLO ART E DESIGN  Artemente Gallery Venezia  Coll. Giugno 2022

SPOLETO ARTE 2022   Spoleto   Coll.   Luglio 2022

L’ARTE ILLUMINA LA MENTE Fiesole  FIRENZE Coll. Agosto 2022

FUTURE  Mostra 3D   Coll. Agosto 2022      

                              

OPERE

CONTATTI

 

INDIRIZZO:  Via Luciano Lama, 21 – 29020 Gossolengo – PC

CELL: . 335/5696175

EMAIL:  elenacavanna.geo@libero.it

RECENSIONI

Alessandro Malinverni

DELL’IDEA SI NUTRE IL FUTURO

 

Esistono artisti che hanno bisogno del mondo per dare vita alle proprie creazioni; vivono immersi nella caotica realtà, conducendo un’esistenza dal ritmo serrato, con lo sguardo sempre proiettato verso l’esterno. Ce ne sono altri, come Elena Cavanna, che senza fuggire dalla realtà, si costruiscono un proprio universo, da esplorare quotidianamente e restituire sui fogli o sulle tele. Un universo tutto per sé, forgiato come un’arma a partire dalle gioie e dai dolori che inevitabilmente si incontrano lungo il cammino della vita, nel quale ogni emozione è un colore e una linea. Le opere di Elena nascono così, in questa sorta di “esilio” dorato che l’io ricerca e impone a se stesso. E come potrebbe essere altrimenti in un’artista che porta il nome di una delle donne più famose del mito greco, costretta per colpa del famoso giudizio di Paride a vivere una vita raminga, lontana dalla propria terra, e al contempo essere la causa scatenante di una delle più feroci guerre di cui si abbia memoria?

Negli undici dipinti allestiti nei locali dello spazio della Associazione “La mia nuvola”, dove l’artista ha trovato la pace e il silenzio necessari per liberare la sua forza espressiva, si avvertono proprio queste istanze di “conflitto” – tutto interiore – dell’emozione che lotta per diventare un’immagine sulla tela. Un piccolo paese – Nibbiano – adagiato sulle colline della sua amatissima Val Tidone, che fa da sfondo ideale a queste tele, tenendole per certi versi “a battesimo”. Lungo un percorso artistico intrapreso ormai da alcuni anni, la mostra” Dell’idea si nutre il futuro” si pone

come un approdo: dopo aver sapientemente maneggiato matite e pastelli, dando vita sulla carta a forme essenziali, meticolose, realizzate con estrema precisione e pazienza, Elena Cavanna ha intrapreso un diverso cammino, servendosi di colori acrilici stesi su tele immacolate. Sondate tutte le possibilità della linea e del colore, grazie alle conoscenze acquisite in campo professionale, il suo interesse si è infatti spostato verso forme astratte meno rifinite e di stampo più marcatamente espressionista, dalle cromie accese e vigorose. Se la tecnica differisce leggermente da dipinto a dipinto – ora il colore è steso con sottili velature a lasciare intravvedere la trama della tela, ora è più materico e graffiato con la spatola – costanti sono la rapidità d’esecuzione e l’assenza di bozzetti o schizzi preparatori.

Di fronte allo spettatore scorrono così gli stati d’animo dell’artista, resi attraverso una gestualità concitata, stagliati su una tela lasciata in parte volutamente bianca, con una zona “di rispetto” che costituisce una sorta di cornice. Macchie di colore dotate di una forte valenza espressiva, che sembrano abbandonare il loro supporto e venire incontro all’osservatore, grazie a un effetto di tridimensionalità ottenuto mediante l’accostamento di colori primari. Che cosa rappresenta lo spazio bianco della tela se non il silenzio dell’esistenza scalfito dal suono delle emozioni? Quasi come onde marine – o sonore – le pennellate di Elena si rincorrono, si amplificano, e infine si infrangono, proprio come fanno le idee e le emozioni, che nella nostra mente e nel nostro cuore si muovono libere e rapide senza vincoli di tempo e di spazio. Questi caleidoscopici giochi di colore aprono uno spiraglio sugli orizzonti emozionali di Elena, ma anche sui suoi sogni, le sue aspirazioni, sempre intrisi di silenzio, al quale accennano numerosi componimenti poetici dell’artista: “Viviamo all’interno | di luoghi pensati | dove il silenzio | lascia spazio | alla vita | e le parole | demoliscono | il vuoto” e ancora “Era lo spazio | in cui indossavo la vita | il silenzio | mostrava tutto | l’infinito | si muoveva | accanto a me | come la sfera | del mondo”.

Emozioni che la separano dal mondo, e che al contempo la portano a scoprire un’altra verità, quella propriamente intima, della quale vuole fare dono a coloro che verranno. Riservatissima, nella quotidianità Elena resta sempre un passo indietro, e attraversa la vita senza mai imporre il proprio io. Ma di fronte alla tela, il fuoco che arde nel suo cuore non può che liberarsi in tutta la sua estensione, e si riverbera nelle ricche sfumature dei suoi complessi e sfaccettati stati d’animo.

 

Piacenza, 13 luglio 2018

Marco Baldassari

IL CIELO NEL TEATRO

 

La genesi dell’opera di Elena Cavanna nasce dall’esigenza di confrontarsi con la natura.

Da autodidatta ha sviluppato una sensibilità molto personale, trovando la sintesi del suo pensiero, nel segno forte delle sue campiture di colore, che conducono alla gestualità di Lucio Fontana.

Elena opera nel solco della tradizione dell’arte contemporanea in totale autonomia, i suoi ‘petali’ di colore sono la strada che ci conduce alla natura.

Fiori, alberi e cielo i soggetti da cui trae ispirazione e che in questo teatro, intitolato ad una donna, l’attrice Eleonora Duse, mette in scena, tra i palchi e la platea.

Una ricerca condotta in solitudine, dove si rispecchia l’anima e il temperamento dell’artista.

La Poesia e la Fotografia, con cui Elena completa la sua ricerca, sono affini al suo sentire.

Il risultato è di un lavoro fresco, non contaminato da mode che cercano consenso, dove il colore e il segno ci conducono in un mondo di astrazione.

Il piacere delle forme e del colore, steso con vigore sulla tela, rimandano alla ‘Vita delle Forme’ di Henri Focillon assieme ad ‘Elogio della mano’, sintetizzando vita, natura e forme in arte.

I colori del cielo, anche quelli più insoliti, sono in questa personale, illuminano il teatro Duse di Cortemaggiore.

Una luce sempre diversa, con un’unità di stile che è quello di Elena Cavanna.

Filippo Tancredi

Ho conosciuto Elena Cavanna in occasione della mostra “Immagini dall’esistenza. Amore e tradimento”. Scrissi di lei in tale occasione e la conobbi a strappi, attraverso un approssimarsi lento, rispettoso, dignitoso, delicato.

Mentre mi accingo a scrivere nuovamente di Elena, come sua presentazione in “Essenze”, raccolta di poesie, scorgo l’evocazione già vissuta di pensieri e immagini che esposi nel corso della cura della mostra. Perché Elena lascia un’orma definita, dolce, sinuosa e in movimento ma che non si confonde né sbiadisce nel tempo. Prima i suoi quadri, ora le sue parole. Figure incastonate nella cura premurosa del dettaglio, parole che “battono” e si ripetono, quasi come un suono o un sapore persistente, aggraziato e soave.

L’arte per Elena è raccontare di sé liberamente, con strumenti altri, rivelatori di un’anima che pulsa nell’estenuante fuga dal giudizio, cercando un luogo da cui contemplare la “bellezza”.

Ma la sua arte non racconta che alcuni scorci di Elena. Intensissimi ma pochi per un’anima così tenue ma tortuosa e profonda. Le sue opere sono un vano tentativo di raccontare un mondo ricco e intricato che lasciano il gusto del non-finito. E da subito ci si sente contaminati dal desiderio crescente di assistere ad una sua nuova creazione.

Ciò che mi persuade e pervade della sua opera, è l’assaggio di una dimensione che costituisce sempre preludio di altro che ancora non c’è. Si scorge qualcosa, ci si avvicina così, silenziosi, con pudore, al suo essere un po’ nascosto, fuggente, con modalità sino ad allora dimenticate.

Ci si scopre gentili e rispettosi con Elena, vergognosi di volerla vedere e toccare. Lei che si nasconde da sempre, intimorita dal mondo mentre, silenziosa, scaglia opere che raccontano del desiderio di vita, nutrito da un “sentire” mai anonimo, tra passione e immaginazione, dolore e speranza, amore e dolore, solitudine e…arte.

Calogero Cordaro

Alla base delle opere di Elena Cavanna c’è una specie di intensificazione naturalistica che viene quasi a saldarsi ad originali segmentazioni quasi stratigrafiche che fanno da piattaforma ideativa. Le stesse strutture fantastiche sono come «strane modulazioni grafiche». Due sono a nostro parere i fattori di origine: la materia pittorica non è una superficie sorda sulla quale immettere i propri umori istintivi, il segno-colore forma in una dimensione percepibile la sua spartizione. Per questa motivazione i segni cromatici è come se si modulassero, si allungassero, curvandosi con punte, quasi a dare il senso di una specifica virtualità ideativa in cui la componente fondamentale è una sorta di ritmo che riguarda la vita dello spirito con una sua modulazione interiore nella varietà di una impaginazione che ha l’indubbio fascino di una suggestione fantastica. La elaborazione sottile si estrinseca sul piano di una sovrapposizione che ha un suo ritmo interiore. In altri termini il segno e la campitura, pur essendo trasferiti con immediatezza sulla tela, sono sempre come vincolati ad una dimensione impaginativa, ma anche ad una selezione quasi razionale che si collega ad una sorta di rarefazione sospensiva che poi è quella che evoca dalla realtà gli umori più segreti e più nascosti; in altri termini si giunge ad una sorta di virtualità rapsodica che essendo come incapsulata, nel suo dispiegarsi assume una dimensione fantastica e quasi metafisica. Tutto è come raggelato e pare che basti un nonnulla perché ogni cosa si muova in una sorta di movimento che fa chiaramente intendere l’esistenza come di un mistero che pare aumentare in un silenzio fuori da una dimensione reale. Il bianco si fa valenza semantica del tempo, quasi a voler esprimere un pensiero che affiora con evidenza significativa: cioè il passato e il presente sono la stessa cosa. Il passato sa di lapidario, di sfocato per cui si intravede nella memoria come “ un sogno obnubilato, imprendibile, mentre il futuro sa di vita, di speranza, di sogno, vivo ed offuscato, indistinto e inafferrabile”. La stessa gamma delle tonalità quasi monocromatiche che vengono utilizzate nei vari accostamenti si fa diaframma di una mediazione fantastica che prelude forme allusive in una somma di sensazioni, forse di stati d’animo che sanno di smarrimento o di limiti avvertiti di un’avventura giocata all’insegna dello spirito. È l’esito di statica allucinazione che pare alludere ad una intensa ricerca di uno spazio mentale.

Calogero Cordaro

Elena Cavanna è stata sin dalla sua infanzia un’amante dell’Arte nella sua interezza. Ha coltivato nel suo spirito le bellezze dei versi e della pittura, ed il suo ingegno creativo si è sviluppato nel tempo fino ad esplicarsi nel suo talento artistico. Elena, dopo anni di ricerca e di silenzio laborioso, è oggi un’artista poliedrica, presentandosi a noi come poetessa, pittrice e fotografa. Tutto è frutto soprattutto di studio, perché sa che per esprimersi bisogna coinvolgere tutto il proprio essere: istinto e ragione, cuore e mente.
La pena del vivere quotidiano, che di solito si nota nella sue poesie, esplode in una gioia di colori sulle sue tele, attraverso la sua pennellata vibrante riesce a dare un segno originale nelle cose narrate con tenuità e dolcezza, con un tocco che sa di poesia e di musica.
Forse, in verità, la funzione della poesia è stata una delle ragioni di origini del suo tanto avvertito bisogno di manifestare e di esprimere il suo ricco contenuto interiore in una sorta di transfert immaginifico, ed è lo stesso input e lo stesso bisogno che l’ha portata alla pittura e alla fotografia.
Con grandissimo orgoglio Elena, dopo il successo del volume “Gli orizzonti dell’Anima”, presenta “Essenze”: un’altra sfida, un altro volume che, a differenza del primo, è correlato da quadri della stessa autrice. Infatti è facile cogliere l’atmosfera nella sua vena poetica quasi a sottolineare un percorso emotivo della ricca valenza.
Invitiamo il lettore a liberarsi da ogni pregiudizio, ad approcciarsi al volume con purezza e curiosità, per capire a fondo la sensibilità e la forza dell’autrice.
Solo attraverso una lettura empatica si può essere avvolti dal vortice emozionale in cui la poesia è in grado di trascinarci.

Prof. Preside Luigi Raggi

I SEGNI DELL’ANIMA   2013

GOCCE E SVILUPPI

 

Gocce e sviluppi

Questi i temi più insistiti e più significativi, quasi una cifra, della produzione, forse della confessione in segni, di Elena.

Un mondo , ad una prima lettura,

piccolo piccolo, minimalista cui l’autrice si accosta quasi in punta di piedi, “pianissimo” se vogliamo usare un termine mutuato dal linguaggio musicale.

Pare una pittura del silenzio che si avvale di occhi nuovi per guardare il mondo costituito di magici pezzetti di forma, quasi di monadi indagate con occhi inconsueti ma sinceri.

C’è nelle linee nette e pure la testimonianza di una ricerca inesausta e forse mai soddisfatta di serenità, ordine, sicurezza.

È evidente quindi che al di là dell’apparente semplicismo Elena si addentra, e viaggia, in territori difficili, di ardua ricerca di comprensione, di intelligenza di sé, prima che degli altri.

E prosegue questo cammino con un serio rigore, innamorata com’è dell’incontro del segno coniugato con la parola e indagato del candore dell’infanzia.

Infatti soltanto se restiamo in qualche misura infantili continuiamo a capire l’infanzia, ciò che è uno dei massimi doni dell’esistenza.

Insieme con la poesia che per dirla con Montale, è prodotto inutile, quasi mai nocivo.

JAKOB SHALMANESER

I FIORI DEL PENSIERO

Vi sono semplicismi che distruggono moltitudini di dettagli e distinzioni per fare prima. Per dare all’occhio una forma facile, cui il ragionamento non dovrà affaticarsi.

Vi è una semplicità che consegue a un annoso lavoro di escavazione e di identificazione del falso in tutti i suoi luciri di ottone. Essa dà all’occhio pochi segni, ma sulla loro potenza di sintesi il pensiero potrà costruirsi proficuamente e lungamente.

A questa semplicità è fedele (con un piccolo costo psicologico) elena Cavanna. Disegnatrice di rara economia espressiva, la sua geometria è sempre vissuta, mai adoperata avendo quale finalità un ordine fittizio , i suoi simboli sono sempre patiti e ostinatamente risorgenti , mai assoggettati a una pacificazione dell’esperito, il suo stile ascende sempre a una levità luminosa , e mai si attarda ad e involgarisce in esibizione del dolore attraversato.

E’ la linea retta che mi trasporta verso la linea curva… e non si ferma, scrive Cavanna, e davvero la sua mano pare comandata da una coazione a tracciare ciò che l’essere fa, ciò che nello spirito si agita, piuttosto che dalla volontà di rendere visibile il reticolo delle forze lungo le quali l’Essere si manifesta. Tartaglia scrisse del divino

Platone , qual sopra la porta del luogo , dove pubblicamente legeva, haveva posto un breve, qual diceva  Nino qua dentro entri in Geometria non esperto, perché conosceva  che in essa scientia geometrica ogni altra scientia occulta si ritrova. Gli studi giovanili hanno reso Cavanna esperta di tale scienza, il progressivo discendere in una conoscenza personale agra, non di rado vulnerante, di ciò di cui è fatto il vivere sociale, di quella materia esistenziale su cui scivola il destino individuale, ha fatto di lei un’artista capace di avvicinarsi con sorprendente coraggio alle labili rispondenze tra figure mortali e modelli eterni, tra ciò che Platone ha illuminato e ciò che patiamo nel buio della nostra corruzione quotidiana.

Con un solo pastello blu e tre curve sole compiute dalla mano, ecco un occhio che esce dalla testa e la guarda. Il soggetto sfratta se stesso dal corpo che abitava, curioso e dubitoso verso questo involucro nel quale lo Spirito pare così spesso agonizzare. Nei suoi Insomnia Drawings Louise Bourgeois non dimostra tanto spesso altrettanta acutezza introspettiva, una così pura violenza di analisi del viluppo che imprigionava la persona nelle sue miserie percettive.

Cavanna non discaccia dalla propria ispirazione la figura umana. Ma senza bisogno di strumenti esplorativi indiscreti o incivili ne comprende la derivazione da remote forme non soltanto pre-umane, ma di perturbante indiscriminazione biologica. Non abbiamo perciò i manichini derivati per ennesima pigrizia iconografica dai silenziosi uomini imbottiti di crine di Carrà, ma affusti umani la cui spina mediana è tanto un inguine di maternità che un discendere all’origine ittica del moto, o meglio dell’inquietudine motoria di noi tutti esseri animati.

Se vediamo delle sfere in un disegno di Cavanna , possiamo stare certi che esse non hanno nulla a che vedere con la farmacopea stupida e venale dei Pill Cabinets di hirst. Qui è – ben più pregnantemente- una bocca che spinge fuori della persona quelle bolle di idee nell’aria che in Cavanna ci paiono dare esito e libertà  al versante piu ottimistico della sua psiche. Non si dimentichi infatti che per tutta la prima fioritura della sua ossessione creatrice l’artista ha disegnato  quasi esclusivamente gocce trovando piu ancora furiosamente che caparbiamente in tale forma l’emblema di tutte le proprie aspirazioni, delle proprie preoccupazioni, dei propri inceppi . la goccia come entita liquida che va a cedere verso l’immane  attrazione della terra , la goccia come perenne inseminarsi delle idee in sostanze , la goccia come pensiero pur sempre distinto. Entro sottilissima veste, dalla bruttura del chiasso e delle lotte circostanti .

Nel maturare della sua innata qualità astraente, il talento di Cavanna è andato facendosi meno serrato nel proprio pudore, meno intimidito dalla cecità e ottusità di così tanta parte del corpo collettivo. I cerchi si dissaldano , come a promettere inaudite, nuove concatenazioni, il cerchio rinuncia a veicolare meramente il ritorno dell’identico, a trattenere il contenuto, a racchiudere quel segreto fin qui interiorizzato con sgomento, e che altro non è che un desiderio senza misura e senza appagamento di aprirsi alla felicità.

Non può non venirci in mente il Pound del più irrefrenato e sparigliante momento, quello vorticista . Quello del più addentrato indagare le osmosi noetiche tra matematica e arte. Is is the circle free of space and time.

Ebbene : di fronte ai più spogli dei tracciati coi quali Cavanna dà visibilità al proprio tormento e al contempo alla propria scienza delle forme prime, noi avvertiamo, per piu di un istante, una libertà addirittura scandalosa dello spazio e del tempo, le due doghe tiranniche ed enigmatiche attorno ad ogni singola coscienza d’uomo.

Non è poca la gratitudine che dobbiamo a questa donna per l’ostentazione –senza neppure un grido di richiamo- di tanta libertà. Donàtaci col solo poggiare e muovere la mano che stringeva un pastello su tutte queste carte che attendevano proprio i suoi segni.

Karl Evver

VOLI SILENZIOSI

Davvero doverosa, a questo punto della sua attività, una mostra antologica di elena cavanna. Una mostra che dia esempio non di tutte, ma di molte delle ossessioni morfologiche nelle quali si approfondisce la sua particolarissima escavazione di se stessa.

Possiamo per ciò avvicinarci alla dinamica essenzializzata dei suoi Paesaggi Ventosi, alla sua germinazione inquietante delle sue Dualità, ad una Storia Naturale riletta con sua incomparabile simbolizzazione nei suoi scorpioni e via godendo.

Di fronte ad un arte così lontana dalle proclamazioni e dai carnali vitalismi la cosa migliore da farsi è rinunciare a inutili immersioni della rete critica nel patrimonio pittorico del passato, e calarsi invece nell’oscurità del proprio silenzio, a cercare echi a queste forme sorgenti dalla mente e compientesi in pastelli di rara parsimonia esecutiva.

Molto opportuno, allora, è il ricorrere di Antonio Zetti, di fronte a questi fogli violentemente semplici, enigmaticamente autosufficienti, al concetto di cella d’astratto. Di piccola e nuda stanza cui possiamo paragonare il nostro intelletto là dove memoria personale e archetipi universali comunicano.

Ma leggiamo tutto, il ragionamento di Zetti.

 L’essere umano è sempre in cerca della forma con cui apparire agli altri esseri umani come lui, ed anche le cose che produce sono comunque forme, con cui si veste nella sostanza, poiché è un’immagine –una forma-di sé che si cerca continuamente di possedere. La linea, quindi, la forma, rivelano l’incanto che è in se stessa quella poca cosa che vive tra la materia e la sua veste simbolica, quella filigrana sostanziale che nella forma si rivela. Gioco di immaginazioni, quindi, tese agli estremi di ciò che è reale per porre ciò che è sostanza, ciò che sfuma dalla granulosità di ciò che è tattile, per giungere alla cella di sostanziale che è comune a tutte le cose e non ha più alcuna parola da dire, e scopre ciò che resta vero, infinitamente modulabile, singola nota che riecheggia ancora nella nostra singola cella d’astratto.

Teniamo a mente queste parole. In ciascuno di noi alberga. È proprio a motivo del nostro radicarci quali individui in un universale, indicibile significato, che ciascuno di noi può intuire l’Altro, amare l’Altro, immaginare i tesori di astrazione e di fantasia che l’ Altro contiene. E i segni discretissimi ma non frenati di elena cavanna ci donano proprio l’emozione di entrare, per pochi attimi, in una piccola stanza fatta di tutti i pensieri che ogni uomo ha potuto pensare da che vi è uomo sopra la Terra.

Vicol

Con la personale di pittura presso la Galleria del Transvisionismo di Stefano Sichel, Elena Cavanna, nativa di Piacenza, si racconta al suo pubblico. Un pubblico che l’ha già conosciuta nell’ambito della fotografia e con le sue poesie, premiate in varie rassegne. Come pittrice Cavanna espone da qualche anno. Nell’agosto scorso ha presentato la mostra dal titolo “Dell’idea si nutre il futuro” a Nibbiano, nella sede dell’Associazione La mia nuvola. Questa frenetica successione di personali sembra dirci che la sua arte ora vuole trovare condivisione, ovvero spazio e consensi.

Il percorso in arte di Cavanna è del tutto regolare: dal disegno paziente fatto di linee sinuose all’esperienza del colore con i pastelli. Il lavoro nell’ambito della progettazione di interni le ha insegnato a gestire lo spazio, a creare nello spazio un progetto entro cui far vibrare la propria arte.

E giungiamo a questa mostra che porta un titolo importante: “Eufonia del silenzio e del colore”. Eufonia significa incontro gradevole dei suoni. In Cavanna questo incontro gradevole, questa sorta di equilibrio tra concetti tra loro opposti nasce sempre da un lavoro di scavo interiore, mediato dal silenzio.
Un silenzio che produce nell’artista un universo di armonie e di forme in crescita che si abbracciano, si rincorrono, si proteggono e creano sulla tela dei rapporti di forza.
Come è la forza del gesto pittorico che le crea, senza bozzetti o disegni preparatori.

Avviciniamoci alle opere e ai loro titoli: Voli del cuore, Il bacio, Esplosione del tempo, Tessuti del pensiero, lavoro che sembra svolgersi in uno spazio tridimensionale. Si tratta di una pittura informale, gestuale, realizzata con acrilici. Anche i colori sono contrapposti, caldi e freddi, ma si fondono in una armonia-eufonia, in un equilibrio supportato dal vuoto-bianco della tela. Un’arte che appare pronta a virare verso la scultura …..

Un’altra rilettura dei lavori di Elena Cavanna può partire dalle forme dipinte, quasi totemiche. Ma i totem sono espressione di una religiosità primordiale, un incipit nel percorso dell’uomo e una presenza nel suo destino. E le pitture di Cavanna evocano in religioso silenzio un universo di luminosi colori.

Elena Cavanna, Eufonia del silenzio e del colore,
presso Transvisionismo, studio e laboratorio d’arte, Castell’Arquato  14 ottobre – 4 novembre

Manuela Bartolotti

GERMINAZIONI CROMATICHE

Il pieno e il vuoto sono gli sfondi e i diversi orizzonti di Elena Cavanna

La germinazione quasi ossessiva del colore, il vitalismo incontenibile, irruente che s’intreccia e sale con forme tubolari a ricordare organismi in sviluppo.

L’aspirazione è una quiete oltre il turbamento dell’esistenza, oltre alla ebrezza delle emozioni.

La ricerca va ad approdare ad una libertà di luce, dove svaniscono i tentacoli e i viluppi: è il vuoto bianco, dove tutti i colori finiscono sommandosi, la materia dissolve ed è il varco per infinito.

Le sue opere informali rivelano una personalità sensibilissima e in continua ricerca , dove il colore intrecciato e sovrapposto è carico di vibrazioni interiori che coinvolgono lo spettatore, risuonano intimamente pur componendosi sapientemente nell’equilibrio complesso delle tele.

C’è un grido profondo e c’è la vita che risponde, nel frastuono come nel silenzio, nel pieno come nel vuoto.

La risposta è il battito del cuore. Sotto, dentro, oltre tutta questa continua, inevitabile, necessaria trasformazione .

Susanna Gualazzini

CRAYONNAGES

 Fin qui inedite le rapide invenzioni a matita di Elena Cavanna che risalgono agli albori della sua vocazione artistica rilevano (in qualche misura stupefacente, dato appunto il suo situarsi al principio del suo viaggio in se stessa) una totale libertà della tradizione, della citazione, dall’ omaggio a, dal ruffiano furore  dell’Ego.

I 10 disegni del 2010 in esposizione al Circolo Roma sono una piccola ma emozionante selezione di questa prima fase dello scavo di Cavanna negli smisurati spazi della non –consapevolezza.

Susanna klein ci ha suggerito elegantemente di dare titolo alla mostra Crayonnages, e ha colto (crediamo perfettamente) la qualità immateriale e salvifica di questi fogli.

Cerca l’aria il groviglio interiore di Elena Cavanna , un basso continuo dell’anima che esce scomposto e si ricompone purissimo nello spazio bianco di una partitura senza pentagramma

Libero eppure esatto come una cantilena. Si distende non nell’arruffo di una scrittura automatica ma nella melodia del tratto sottile che finalmente trova la via di casa.

Beatrice Cordaro

Le opere di Elena Cavanna, nella loro essenzialità, sono opere cariche di sentimentalismo, di riflessione profonda, di un’essenza interiore pura che si traduce in pittura. Elena Cavanna non si serve di campiture piene o di moltitudine cromatiche e sfumature infinite per imprimere su tela ciò che dice l’anima.

Le opere di Elena sono tendenzialmente astratte, e in questa loro natura si possono intuire tre caratteristiche in particolare: l’unicità stilistica, la bellezza estetica ed un significativo messaggio silente, ma così forte da essere capace di investire il pubblico.

In questo mare bianco che è la tela, le pennellate di Elena diventano acqua marina che si infrange negli scogli, ora con impeto, ora con serenità, le sue opere si pongono sulla linea di confine tra l’onirico e la necessità di dar voce al suo spirito, alla sua psiche.

La natura diviene quasi costante delle sue opere, e questa natura – appunto – si fa sogno , fantasia: come un agave nel cielo, o come una brezza di vento blu, come una margherita che ruba i colori al cielo e alla terra, o come la profondità del mare che si fa del colore del tramonto.

E se Voltaire disse che “il segreto delle arti è quello di correggere la natura”, azzarderei nel dire – prendendomi ogni responsabilità – che il segreto delle opere di Elena è quello di correggere la natura rivestendola di abiti più belli, donando luoghi più sicuri dove noi tutti possiamo rifugiarci.

 Beatrice Cordaro Storico dell’arte e curatore

Vittorio Sgarbi

“Ha un’idea fortemente motivata dell’arte, Elena Cavanna. Un’idea che nell’arte riscontra l’esistenza di un mondo parallelo rispetto a quello ordinario, centralizzato attorno al proprio io, nel quale riversare esigenze di appagamento interiore che in questo ambito riescono a conseguire regolare soddisfazione. E’ proprio questa visione totalizzante dell’arte che porta la Cavanna a non concepire differenze disciplinari troppo vincolanti fra i diversi modi di esprimersi che adotta, perseguendo ognuno un fine condiviso. Certo, le arti del disegno fanno da base di partenza del discorso, ma secondo un senso che non rinuncia all’eventualità di sconfinare in dimensioni contigue, alternando l’intento più strettamente grafico, come in certi giochi di linee che si ammassano a ciuffo o si diramano puntute come a venire agitate da venti di natura trascedentale, di tanto in tanto evocando qualcosa di figurativamente riconoscibile, ad un altro che potremmo definire più plastico, con le composizioni variopinte che si formano per aggregazione di elementi, quasi degli archetipi della manierista forma “serpentina”, che nel concedersi all’ombra denunciano l’aspirazione allo spessore fisico. C’è però anche altro nel cappello artistico della Cavanna, una scultura in creta artificiale in cui il dinamismo del divenire viene trattenuto in nuce prima della sua esplosione, una fotografia che nella visione ravvicinata scorge la possibilità della significazione concettuale, una poesia letteraria di carattere introspettivo, a interrogare sé stessi nel confronto inesauribile col mistero universale. Tutto diverso, tutto concorde, nell’arte di Elena Cavanna”.

 Vittorio Sgarbi