Dal 12 al 26 Aprile 2015 espongono

Bertoncelli Barbara, Rosselli Natale, Siviero Alberino e Zangirolami Carluccio.

RECENSIONE

Altra interessante collettiva d’arte alla galleria “La Spadarina” – strada Agazzana 14, Piacenza – di proprietà di Rosario Scrivano. Fino al 26 aprile esporranno infatti i pittori Natale Rosselli e Alberino Siviero, la fotografa Barbara Bertoncelli e lo scultore Carluccio Zangirolami.

Natale Rosselli di Firenze è un grande pittore e, come tutti i grandi artisti toscani, ha un senso innato per il colore e per le vedute d’assieme. I cromatismi dei suoi paesaggi sono accentuati non solo in senso visivo e psicologico ma anche tattile e materico. E questo perché? Perché il colore è vita, è sussulto interiore, è quintessenza della realtà. Molte sue opere hanno allora un solido aggancio con la realtà esterna ma questo è totalmente subordinato al lucore e alla densità dei colori. La pittura è anche magia, deve catturare almeno un frammento di realtà altrimenti sarebbe scialba, anonima. Le sue opere – tutte olio su tela, in questo caso di medie dimensioni – si pongono fra il movimento “Ultimo naturalismo” e controllate tendenze astratto-informali. Entra allora in gioco la grande storia dell’arte perché il suo approccio è/potrebbe essere un aggiornamento della linea macchiaiola-labronica-realista che tanto ha dato – in termini di qualità, tensione e originalità – all’arte e alla cultura italiane.

Alberino Siviero di Biella è un pittore istintivamente attratto dal potere seduttivo che il paesaggio ha sempre esercitato sugli artisti. Le sue tele hanno un’impostazione tradizionale ma riescono nondimeno a porsi in un continuum temporale coerente, lineare, senza eccessive trasvalutazioni. La sua pittura è via via naturalistica, realistica, forse un poco naif comunque è in grado di trasmettere emozioni, sentimenti e stati d’animo.

Gli scatti di Barbara Bertoncelli di Modena sono piccole/grandi indagini psicologiche, momenti di studio di uno o più soggetti spesso in movimento. All’artista interessa analizzare uno stato di moto perché portatore di significati, reconditi spesso, ma semanticamente propositivi. Vuole evitare il tono – spesso celebrativo ed elegiaco insieme – della fotografia per conferirgli un significato più complesso. Punta infatti ad attribuire alle sue opere una caratterizzazione non solo certificativa, documentativa e rappresentativa come forse era nei suoi primi scatti ma autenticamente introspettiva.   

Carluccio Zangirolami di Rovigo è uno scultore atipico, usa infatti solo frammenti e schegge di bombe della Prima Guerra Mondiale ottenendo composizioni di strabiliante resa figurativa. Infatti, assemblando questi pezzi peraltro di difficile reperimento, ottiene dei modelli di incisiva e penetrante plasticità perché i singoli  componenti sono, chiaramente, spigolosi e cuspidati. Sta allora alla sensibilità dell’autore – in questo caso altissima – fonderli in modo comunicativamente efficace, fare in modo che il risultato finale trascenda la particolarità accidentale. Lo scultore poi propone sempre e sistematicamente episodi-chiave della Prima Guerra Mondiale, eventi in cui furono protagonisti eroici militari italiani. Quindi il pathos e l’intensità dell’opera sono idealmente aumentati, quasi fossero proiettati in metafisici empirei. 

                Fabio Bianchi