Dal 16 al 30 Settembre 2018 espongono

Arnaboldi Andrea, Cagnin Bruno e Mantelli Rino.

RECENSIONE

Sempre grandi artisti nelle collettive allestite alla galleria “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, di Rosario Scrivano. Fino al 30 settembre 2018 esporranno infatti i pittori Andrea Arnaboldi (Como), Bruno Cagnin (Venezia) e Rino Mantelli (Macerata).

INTRODUZIONE.  

Si tratta di 3 brillanti pittori espressione di diverse scuole, di diverse generazioni e di un diverso approccio all’arte pittorica. Ancora alla ricerca di una propria visione Arnaboldi, sempre dinamicamente sospeso fra le poetiche paesaggiste e le tentazioni astratto-informali Cagnin, mentre affermatissimo nel suo nostalgico ideale di bellezza è il veterano Mantelli.

ARNABOLDI. Dai dipinti qui esposti – tutti di ambito astratto ed espressionista – emerge, come cifra stilistica di Arnaboldi, un fervido sperimentalismo. Cromatico innanzitutto, per via di tinte tendenti a colori forti che lasciano intravedere una ricerca dell’equilibrio formale. In generale non mancano gli spunti: c’è il ricordo della grandezza dell’Espressionismo, soprattutto americano del secondo dopoguerra. Ma, al di là di questi interessanti esperimenti, Arnaboldi in altre occasioni dimostra di avere familiarità con la pittura tradizionale. Soprattutto con la figura dove ha sempre raggiunto e raggiunge tuttora una notevole modernità di visione, grazie anche ai vivaci – talora arditi – accostamenti cromatici.

Interessante nella sua ultima produzione la parte figurativa, soprattutto gli animali colorati che – dalla partenza espressionista – giungono ad una definizione vicina a certa Pop Art italiana. Notevoli anche alcuni esempi di espressionismo astratto qui non esposti, spesso di un puro informale che riverbera con coerenza il nostro frammentato e scintillante immaginario.

CAGNIN. Cagnin è un grande pittore, è attivo – anzi attivissimo – con invidiabile continuità dalla fine degli anni ’60. Ufficialmente, stando cioè ai premi ed ai riconoscimenti ricevuti sin dagli inizi, è in campo dai primissimi anni ’70. E in oltre mezzo secolo di attività si è accattivato la stima di critici, pubblico e di importanti collezionisti.

Qui espone soprattutto paesaggi su tele ad olio di piccolo formato, ma Cagnin si è cimentato e prosegue tuttora con successo anche nell’astratto e nell’informale. I suoi paesaggi hanno la fugacità della visione, ma anche la sedimentata riflessione della storia del genere. I suoi dipinti hanno forti agganci con il reale e quel che perdono in fedeltà al mondo esterno lo riacquistano in spiritualità, molto spesso in un’amena poesia visiva. Le opere spatolate – due in particolare qui selezionate – sono capolavori di tono, di ispirazione, anche di forza inventiva. E poi le concrezioni materiche, presenti in questi ultimi dipinti, per effetto sempre della spatola conferiscono ai quadri un particolare humus valoriale.

Il contributo di Cagnin alla pittura? Qualità, qualità e ancora qualità. Evidente nella scelta del soggetto, nell’amalgama dei colori, soprattutto nella poetica visione generale. Ci proietta così in un’altra epoca quando la pittura di paesaggio non era un semplice genere, ma un approccio dominante e carico di affettività e simbolismo.

MANTELLI. Ha trovato nei pastelli colorati – anche se padroneggia ottimamente altre tecniche – la propria cifra espressiva, raggiungendo una convincente rappresentatività. La pittura è invenzione, ma non dimentichiamo l’apporto dell’accademia che – almeno in Italia – per secoli ha formato ed in-formato la grande pittura. La varietà dei soggetti proposti legittima l’abilità grafica di Mantelli sì da configurare positività, eleganza e leggiadria.

Mantelli ci dice quanto suggestiva e quanto romantica sia la pittura. Fra le righe, anzi fra le pennellate, ci dice che tale sognante dimensione non deve andare persa. Deve essere coltivata e trasmessa alle nuove generazioni in tutte – il più possibile almeno – le tipologie. Perché i generi coltivati da Mantelli non sono modelli realistici e descrittivi di derivazione fotografica, ma sono una quintessenza della pittura accademica tradizionale da trasmettere ai nostri eredi. Perché la pittura è una vicenda non solo di creazione ed ispirazione, ma anche di esecuzione e di passionalità, quindi di sentimento e di introspezione 

COMMENTO FINALE.

Si può, in questa collettiva, delineare e rintracciare un originale percorso cronologico a ritroso. Dalla perfezione del veterano Mantelli passiamo alle raffinatezze tecniche e stilistiche di Cagnin culminando poi nelle sperimentazioni del più giovane Arnaboldi. Un’indicazione implicita ed una chiave di lettura, dunque, anche per interpretare la pittura soprattutto italiana recente: imprescindibile dall’accademia come nelle opere di Mantelli, si confronta con il reale con Cagnin per poi trasfigurarlo in senso fantastico con Arnaboldi. 

              Fabio Bianchi