Dal 18 Marzo all’1 Aprile 2018 espongono

Carboni Vincenzo, Zampieri Calandrino Adriana e Zazzetta Pietro.

RECENSIONE

Continuano le grandi mostre alla galleria d’arte “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, di Rosario Scrivano. Fino al 1° aprile 2018 esporranno infatti l’ultima produzione i pittori Vincenzo Carboni di Ascoli Piceno, Adriana Zampieri Calandrino di Padova e Pietro Zazzetta pure di Ascoli Piceno.

Vincenzo Carboni. Difficile per l’inflazione tematica ed iconografica rappresentare pittoricamente le marine o il paesaggio. E poi la nostra grande tradizione spesso ci penalizza perché ritenuta irraggiungibile, ben oltre il fascino ormai assodato ed accettato della “cartolina”. Ma per certi artisti dipingere oggi il paesaggio è anche un implicito stimolo per una resa pittorica sempre più originalmente direzionata. Carboni ci riesce, propone da decenni ormai marine e scorci di paesaggio in una reinterpretazione assai personalizzata. Presenta benissimo le sue tele, non forza e non inasprisce il taglio prospettico, le situa in un orizzonte “umano” e quasi rapportabile all’esperienza individuale di ciascuno di noi. Non confonde poi il piano manuale ed artigianale del pittore con quello scenico ed artificiale del fotografo o con certi stravolgimenti della grafica computerizzata oggi sempre più praticati. Preferisce poi una visione pacata dove spiccano l’atmosfera e il senso del colore, non descrittivo, piuttosto interpretativo. Ed è questa la sua forza perché il colore l’aiuta a creare un vivido mix ambientale, ad interagire cioè con il contesto per cercare una sinergia positiva ed espansiva. Le sue selezionate cromie sia nelle marine che nei paesaggi fissano allora due aspetti: fanno volume, creano anzi un volume interiore nonostante la bidimensionalità visiva e psicologica. E soprattutto costruiscono un senso, caratterizzano un ordine di valori, si riallacciano all’attualità nell’ineffabile continuità tecnica e stilistica.

L’arte di Zampieri Calandrino è sintesi erudita e magistrale dell’arte moderna e al contempo ne è oltrepassamento in senso magico e alchemico. La pittrice fornisce valori assoluti fondendo materiali iconici di varia provenienza: da un lato organici ed ameboidi, dall’altro geometrici e razionali. Delega alle sfumature cromatiche il compito di creare un tessuto connettivo e di riferimento elegante, spesso accattivante. E proprio questa para-spazialità (perché bidimensionale) definisce sfondi assai rappresentativi, quando non apertamente illusionistici. C’è nell’approccio di Zampieri Calandrino una poetica del dettaglio evidente nei vari episodi che movimentano e arricchiscono le composizioni. Ma c’è anche un anelito all’assoluto per quell’aria, anzi quell’aura, di misticismo e di spiritualità conferita dalla raffinatezza estetica di intriganti sfumature sempre cercate con insistenza. Il grande contributo all’arte non solo italiana di Zampieri Calandrino ci sembra essere in quella rilettura ordinata del quotidiano. Anzi in quella proiezione degli elementi tipici del nostro scibile in una dimensione astratta però resa umana dal fascino e dalla magia dell’arte pittorica dell’artista padovana.

Zazzetta infine è un artista di grande esperienza, anagraficamente condizionato, ma iconograficamente all’avanguardia da decenni ormai. I suoi vivacissimi lavori ricordano puzzle cromatici, riprendono certi epigoni della Pop Art. Ma soprattutto sviluppano in modo assai originale spunti dell’universo naif, della cultura “Underground” e della tuttora compresa “Street Art”.

La visione che Zazzetta ha della realtà è geometricamente perfetta nella sua organicità. Ogni soggetto è ben contestualizzato in un universo assai differenziato e sempre coloristicamente compatibile. Però alla fine unitario, non fosse che per la continuità del tratto grafico cioè la sinuosità del contorno che delimita e racchiude tutto. Da un lato l’impostazione tradizionale con soggetti già collaudati, dall’altro una dichiarazione quasi giovanilistica. Il risultato? Una proposta assai ricca, assai sostanziosa anche perché il pittore ascolano ha la grande capacità di riprendere certo estremismo figurativo stelle e strisce e piegarlo poi all’eleganza ed alla neo-classicità italiana. I suoi lavori poi rileggono la cultura figurativa nostrana, la proiettano in una sfera per certi aspetti anche sognante, in un mondo quasi neo-barocco.

Ritornano alcuni archetipi (Il faro di notte; Scogliere), ma troviamo anche una poetica notturna (Uccello sull’albero) e mercuriale (Veggente). C’è posto anche per l’intimismo (La casa del faro) nonché per il lato mondano (Miss Mondo).

RIFLESSIONE FINALE

Cosa ci dice il confronto di questi tre grandi pittori?

Per Carboni la pittura deve rispecchiare la realtà in un approccio senza fratture con la storia, in una dimensione modernamente accademica, all’insegna di una mediazione di colori e di prospettive.

Zampieri Calandrino dilata le superfici, ricrea una sottile tramatura emotiva, dimostra come la realtà sia trasparenza dapprima esteriore poi interiore in una declinazione sempre più fantastica. 

Zazzetta invece suggerisce come la realtà sia scenograficamente manipolabile, come il contesto possa essere riconducibile ad una serrata concatenazione di oggetti e di personaggi favolosi.

Un escalation, un crescendo quindi: dalla chiarezza di Carboni si trapassa alla teatralità di Zampieri Calandrino per terminare poi nella enfatizzazione – quasi una surrealtà – di Zazzetta.

              Fabio Bianchi