Dal 2 al 16 Marzo 2014 espongono

Bonanni Luca, Capra Riccardo, Dusio Davide e  Kartavitskaia Valentina.

RECENSIONE

Arte e creatività nascono e si rafforzano dal confronto di idee e una collettiva può offrire molto. Come succede nelle iniziative allestite dalla galleria “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, del pittore Rosario Scrivano. E fino al 16 marzo esporranno i pittori Riccardo Capra (Monza-Brianza), Davide Dusio (Alessandria) e Valentina Kartavitskaia (Genova). Offrono uno spaccato realistico dell’attuale situazione della disciplina in Italia, una nazione sempre protesa alla ricerca di forti idealità ma sempre saldamente ancorata ad un glorioso passato.

Le sculture – tutte in pietra e ferro – di Bonanni sono straordinario mix di varie accezioni di forza: naturale data dalla pietra; artificiale dal ferro; psichica per intervento dell’homo faber. Ogni opera è piccola/grande sintesi di esteriorità e di interiorità, di natura e storia, di umano e divino. C’è anche il bassorilievo (I girasoli) a ribadirne la versatilità ma non scorda né l’accademia (Femminilità) né la favola (Sirena). Raggiunge poi un climax assai alto nel realismo (Ritratto di missionario), nei tormenti e rimorsi dell’animo (Disastro) nonché nella purezza religiosa (Crocifissione).

Capra ha un’impostazione classica, è soprattutto un paesaggista e – importante – utilizza tecniche diverse, olio in gran parte ma anche acquerelli e grafite. Nelle opere qui esposte prevalgono scorci di campagna, sempre più termine di confronto per qualsiasi pittore per complessità semantica e stratificazione lessicale accumulate. Ma il passato è ingombrante, il futuro è un’utopia sicché il presente deve illuminare, essere chiaro, apodittico. Acquarelli e grafite completano la sua espressività, ci dicono quanto Capra sia versatile e attento a impressioni, sfumature coloristiche e tonali.

Dusio parte da lontano, forse non si aggancia ancora con sicurezza al presente ma potenzialmente è un buon pittore. Interessanti gli interni crepuscolari e le rappresentazioni di gruppi di persone dove si avverte calore umano e senso della storia. L’iconografia religiosa di Dusio risente di suggestioni storiche, della monumentalità classica ma anche di certo realismo. Sono figure illuminate da una luce divina, movimentate da una forza interiore che il pittore sempre trasmette – per vivificarle – alle sue figure. Manca ancora poco per raggiungere una piena maturità espressiva.

Kartavitskaia si muove in un mondo fantastico, spesso dominato da fondi cupi e da riverberi sfilacciati e spesso unisce i due estremi di questa convivenza. Da un lato troviamo l’uomo sempre reso con stile sanguigno, espressionista, oltre la sua concretezza e con i suoi malesseri esistenziali. Dall’altro Kartavitskaia sonda gli abissi dell’universo ma anche della mente dove tutto è impalpabile, all’apparenza leggero, invero profondissimo. E proprio in questa sottile ambivalenza si gioca in questi anni la sua arte, tesa a riflettere sulla centralità umana ma anche sulla misteriosa vastità circostante.

             Fabio Bianchi