Dal 2 al 17 Febbraio 2013 espongono

Bonavera Nives, Gradali Diego e Volpe Paolo.

RECENSIONE

 

Fino al 17 febbraio esporranno alla galleria d’arte “La Spadarina”, strada Agazzana 14, la restauratrice e decoratrice Nives Bonavera di Imperia, i pittori Diego Gradali di Piacenza e Paolo Volpe di Torino. Questi tre brillanti artisti sono il frutto dell’attività indagativa e conoscitiva effettuata da anni dal gallerista Rosario Scrivano, estesa a tutta l’Italia e sempre alla ricerca di proposte originali.

Bonavera è un’interprete raffinata che svaria su diversi fronti ma qui presenta composizioni con dorature di rame e pirografo su legno. E’ un accostamento desueto ma significativo se consideriamo anche i soggetti trattati, viaggio naturalistico e quasi romantico in un fogliame espanso e tondeggiante. La pirografia (incisione a fuoco su legno) è un’arte antica e, abbinata a rame dorato, denota un grande amore anche per la dimensione manuale, artigianale oggi quasi smarrita.

Gradali è praticamente all’esordio dopo aver partecipato con successo ad alcuni concorsi nazionali d’arte ma è un mago del colore e può arrivare dove vuole. Le sue opere – tutte in acrilico su tela di formato medio/grande – hanno l’empito e il sussulto dell’Iperrealismo ma sono un’epifania sul, nel e del colore. Qui i vivaci cromatismi sono una liberazione, diventano un’occasione per colpire i sensi ma soprattutto scuotere l’anima. In questa apologia che diventa presto una sinfonia i colori sembrano i tasti, l’occhio il martelletto che lo attiva, l’anima una micidiale cassa di risonanza. I soggetti sono o diventano un pretesto perché lo scopo di Gradali è modernizzare la pittura, svincolarla da quel retaggio di tradizionalismo che spesso deve, suo malgrado, sopportare. Il volto femminile, quello simile ad Alain Delon, videocassette, bicchieri, pennelli e tubetti …. sono allora pretesti per ribadire l’attualità della pittura a prescindere da fedeltà/infedeltà o critica/rifiuto del reale. In Gradali troviamo solo forza e passione.

La produzione di Volpe è quanto mai suggestiva perché, pur presentandosi sub specie figurae, nasconde invece un potente universo astratto. Secondo Volpe, infatti, il verismo classico ha esaurito la propria portata storica ma, se proiettato nell’astrazione, ancora può arricchire. In apparenza le sue opere sembrano allora tradizionali ma, in virtù soprattutto dell’imperante monocromatismo, si trasformano in escursioni nel fantastico e nell’astratto.

Dunque un confronto fra la sapienza tecnica e materica di Bonavera, la vivacità e la strutturalità del colore di Gradali, la potenza del simbolismo e della fantasia di Volpe.

              Fabio Bianchi