Dal 20 Novembre al 4 Dicembre 2016 espongono

Cerreta Giovanna, Fiesoli Antonio, Lecchi Daniela e Valli Serenella.

RECENSIONE

Proseguono le collettive con grandi artisti alla galleria d’arte “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, di Rosario Scrivano. Fino al 4 dicembre esporranno le loro ultime opere affermate pittrici come Giovanna Cerreta, Daniela Lecchi e Serenella Valli o uno scultore altrettanto affermato come Antonio Fiesoli.

Cerreta di Prato nelle sue tele affida ai contrasti cromatici un ruolo essenziale, anzi trova nel vitalismo dell’accostamento tonale l’armonia compositiva, l’equilibrio fra contrasti interiori ed esteriori. Difficile – nel bailamme circostante e segnatamente pubblicitario – isolare cromie capaci di sostenere un’opera pittorica, di delimitare e strutturare il soggetto sulla tela. Troviamo numerosi fiori ma anche molte nature morte, genere eroico della nostra pittura dei secoli scorsi che ornava angoli domestici esaltando cose semplici. Qui Cerreta tenta di svecchiare i generi, ne ripropone il modello elevando il colore ad essenza strutturale della composizione. Interessanti anche i dipinti su intonaco, “graffi” o “sgraffiti” o “bassorilievi cromatici” che siano: nella salda ripresa dei sintagmi del passato, vediamo i presupposti di una nuova espressione artistica attenta alla particolarità della materia. Ma, inaspettatamente, il risultato migliore l’ottiene nei volti, praticamente dei monocromi, dove in trasparenza e quasi fra le rughe si legge il senso si una vita costruita con fatica e dignitoso riserbo.

Notevole poi la produzione dell’alessandrina Lecchi. C’è nelle sue opere – tutte tecnica mista – un furor e un dinamismo tecnico-compositivo che creano un puzzle intenso e affascinante. Nei dipinti qui esposti sembra di ravvisare tre modi, tre tempi, tre approcci o tre diversi momenti, comunque un’evoluzione nella sua personalità. Non sappiamo se corrisponda o meno al vero, ma ci piace considerare il momento figurativo come l’anticipatore cioè la prima fase, quella fondante. Nonostante un’ideale comunanza di valori visivi e psicologici con il Simbolismo ‘800esco, le composizioni di questo primo percorso hanno o recuperano avvincenti tratti onirici. Hanno un senso logico e storico: rappresentano – anzi vogliono forse rappresentare – l’ultima possibilità di utilizzare la figura umana come elemento ispirativo centrale. I colori tenui e pastellati sottolineano allora, anzi ribadiscono, l’evanescenza di soggetti sempre più sospesi – come noi del resto – fra la condizione di nativi digitali o di avatar. Importante poi il secondo ambito, per sensibilità e tatto filiazione del precedente, in grado però di sostenere e corroborare un’opzione astratto-simbolista. Però, a ben vedere, Lecchi sapientemente qui ondeggia tra un raffinato informale ed un pulsante organicismo che le permette di istituire una dialettica sottile fra due diversi universi espressivi. Terzo soggetto trattato da Lecchi è il supporto ricoperto di macchie scure per sottolineare, all’apparenza, luci ed ombre del nostro reale. Invero preme all’artista rappresentare un’alternanza strutturale fra pieno e vuoto; forse un progressivo sgretolamento dell’unità visiva; forse il rifiuto di cogliere la varietà del reale ridotta, appunto, a grumi di colore casualmente stesi sul piano; forse è una fase di transizione verso una spiritualità più tormentata e complessa.

Anche Valli della Repubblica di San Marino lavora soprattutto con, sul e nel colore con tutto quel che ne segue. Essendo, il colore, principale ed ineliminabile elemento della pittura di storia e di genere a cui è per tradizione connaturato. Valli usa allora il colore – olio su tela o anche su carta e legno o tecnica mista – come fattore espansivo ed unificante dell’ambiente esterno – assai frequente nei suoi soggetti – ma anche in altre situazioni. Attraverso il colore cerca di trovare un  medium, un denominatore comune (Pensieri), un tratto in grado di avvicinare ed amalgamare (1700° anniversary). Le istanze descrittive sono però subordinate ad un particolare intimismo (Idillio – La luna e il monte), ad una nostalgia che diventa creatività (Vele a Hvar) nel ricordo dei grandi esempi di scuola impressionista (Summer Colors – Vele). Forse le tonalità sono troppo caricate (Summer in the country), però l’esito finale è assai convincente perché le tele acquistano spessore e, metafisicamente, energia. Sono cioè tele diversamente caratterizzate, in grado di testare e misurare e quasi compartecipare ad un ambiente interno od esterno che sia (Paris Fleurs). Proprio i colori non naturalistici, comunque poco realistici, stimolano i visitatori ad ammirare le opere nella rilettura di tradizioni anche mitteleuropee (Paesaggio nordico).

Per concludere Fiesoli, scultore fiorentino, che nella produzione qui esposta dimostra straordinaria ecletticità nella non comune varietà di prospettive scultoree. La sua creatività lo porta a modellare soprattutto bronzo e terracotta ma anche il legno, sempre comunque dimostrando assoluta padronanza del substrato. Nelle sue composizioni spiccano geometria ed organicismo nonché un pizzico di ribellione, forse di follia nel rifiuto del sistema e delle sue convenzioni. Il plasticismo mosso ed articolato di Fiesoli ci ricorda come e quanto attuale sia la disciplina scultorea oggi in tempi di realtà virtuale e di cloud-compunting. Le sue opere uniscono sacro e profano, realtà e suo doppio, magia e simbologia rappresentando, tuttavia, una traduzione misticheggiante delle principali tendenze che dominano non soltanto la circostante natura ma pure il quotidiano direttamente esperibile.

Con questa collettiva il gallerista Scrivano ci propone un viaggio artistico all’insegna del colore che trova in Cerreta riletture tra lo storico-archeologico ed il realistico. Mentre Lecchi privilegia la dimensione sinuosa e sfumata sempre però proiettata verso la soggettività. Valli infine punta ad una sovra-naturalità, sente e vive il colore in un’accentuazione mimetica intersecando però il l’emotività impressionista e l’eccitazione fantastica. Anche le sculture di Fiesoli sono a loro modo “colorate” nel senso in alcuni casi del pittoresco, in altre di rapporti chiaroscurali, in altre ancora per l’aspetto vivido ed emotivo.   

               Fabio Bianchi