Dal 25 Novembre al 9 Dicembre 2018 espongono

Baglieri Gino, Demuti Mariarita e Pontonutti Graziella.

RECENSIONE

Altri tre grandi pittori nella collettiva organizzata alla galleria “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, di Rosario Scrivano. Dal 25 novembre fino al 9 dicembre 2018 esporranno infatti Gino Baglieri, Mariarita Demuti e Graziella Pontonutti.

INTRODUZIONE

In questa tornata il gallerista Scrivano ha riunito tre sensibili interpreti legati alla storia, anzi alla Grande Storia, della pittura soprattutto italiana. Ma non c’è accondiscendenza verso il genere, solo il tentativo di riflettere ancora su alcuni schemi che hanno dominato per secoli. E che ancora, nell’ormai terzo decennio del terzo millennio, ancora posso dire o suggerire qualcosa all’uomo tecnologizzato ed informatizzato di questi anni.  

Baglieri di Ragusa è un grande pittore, qui espone tele ad olio di formato medio-piccolo. Assai esaustivi però della sua elegante poetica realista e post-impressionista. Predilige tuttora, ma ha sempre prediletto, le prospettive forti e centrali sì da creare un meccanismo visivo chiaro e ben definito facilmente leggibile da tutti. Si avverte nelle sue opere la componente realista cioè quell’approccio denso, spesso fortemente scorciato tipico degli anni ’50 italiani. Soprattutto quando la nostra società non aveva ancora uniformemente conosciuto il boom economico e stava ancora sperimentando – anzi cercando – un linguaggio nazionale. Ma non c’è niente di nostalgico nelle tele di Baglieri, anzi il richiamo e l’impostazione realista accentua la ricchezza della sua vivace tavolozza. In questo occasione ci offre un saggio della sua sontuosa pittura: dal nudo al paesaggio alla rappresentazione sociale. L’artista riflette sul ruolo della pittura nella nostra società, sul ruolo dell’artista come cerniera con un passato più o meno lontano. Ma il pittore, sembra dirci Baglieri, ancora suggestiona con le sue opere perché riesce a cogliere momenti di vita, di storia e di attualità. Dove il tempo di produzione si sovrappone al tempo della meditazione ed al tempo del consumo creando un rapporto stretto, strettissimo fra passato, presente e futuro. Sempre in nome e per conto della modernità della pittura, della longevità dell’artista creatore di nuove sensazioni. 

La milanese Demuti svaria invece su tutto il fronte naturalista, dai fiori alle nature morte, dalle marine ai paesaggi. C’è il rispetto della tradizione, ma c’è anche una volontà di arricchirla sia nel colore che nelle mutevoli prospettive. Anche i paesaggi-cartolina hanno ancora un fascino nel suo sistema visivo e psicologico: esaltano l’individualità dell’artista. Però stimolano anche un processo simbiotico ed identificativo con l’osservatore e con il grande pubblico. Demuti ci propone una storia breve e sintetica, ma non spicciola del genere e in particolare della natura morta che oggi rivive soprattutto in accesi accostamenti cromatici. Anche il colore ha un suo peso, una sua incidenza: in questo ciclo predominano tonalità intense e concentrate. In alcuni mazzi abbiamo poi dei rossi vistosi ed eccentrici, a ribadire l’unicità del colore.

Assai interessanti infine anche le opere di Pontonutti di Trapani per quell’aura strana e vagamente metafisica, forse un po’ irreale e per certi aspetti espressionista. Le grandi macchie di colore evidenziano, concentrano e forse nascondono, dipende dai punti di vista e dalla soggettività individuale. Ritroviamo tutti i soggetti della pittura classica e/o accademica, trasfigurati però in senso via via astratto, informale ed in certo qual modo anche fantasiosamente creativo. Pontonutti forse nei volti non riesce a rendere l’idea e lo spunto con coerenza, ma gli altri soggetti trattati la riscattano in pieno. La voluta non definizione cioè la scarsa riconoscibilità dei soggetti indica che questi sono uno strumento per poter cogliere qualcos’altro, per poter rappresentare l’ignoto, l’indicibile, il mondo delle volubili sensazioni. Le macchie di colore talora aspro e spesso scuro sembrano una cartina al tornasole delle sue istanze e del suo affidare alla pittura un ruolo indagativo e conoscitivo.

COMMENTO

Tre diverse visioni, tre diversi approfondimenti sulla pittura di genere: da un lato le opere pacatamente espressive di Demuti, una riconferma ed un aggancio con la grande trazione non solo italiana. Poi le tele di Baglieri, già sfuggenti all’incidenza del reale per recuperare istanze soprattutto del “Realismo sociale” e per inserirsi con autorevolezza nella pienezza della pittura. Infine le opere di Pontonutti, quelle più vicine alla forma ineffabile delle sensazioni, quelle più sfumate e più vaporose, quelle che meglio garantiscono della trasparenza qui interiore della pittura.

             Fabio Bianchi