Dal 27 Dicembre 2015 al 10 Gennaio 2016 espongono

Gandini Sergio, Gianfranceschi Piero, Maiorelli Fabrizio e Scrivano Rosario.

RECENSIONE

Come ormai da oltre un decennio la galleria d’arte “La Spadarina” di Rosario Scrivano propone al pubblico non solo piacentino collettive con grandi artisti. E fino al 10 gennaio 2016 troviamo l’ultima produzione dei pittori Sergio Gandini di Lecco, Piero Gianfranceschi di Bologna e dello stesso Scrivano nonché dello scultore Fabrizio Maiorelli di Firenze.

Gandini è un artista atipico, se vogliamo a tutto tondo essendo laureato in filosofia nonché affermato poeta. Le ultime opere, parte del ciclo “Elogio della luce”, mediano uno sguardo esteriore ed uno interiore. Partono dal reale ma ineffabilmente trapassano nello spirituale, riflettono sulla natura per proiettarsi nell’interiorità. Certe rappresentazioni floreali (Cardo triste; Cardo gaio) diventano ponti verso l’ignoto e attraverso un simil-informale (La metamorfosi non è inganno; I lembi del manto di Dio) raggiunge il regno dell’Assoluto. Qui alcune composizioni – sempre tecnica mista su tela – sono piccoli capolavori di introspezione e poesia, di raccoglimento ma anche di anelito all’eternità (D’estate l’allodola canta; Sepolcro di neve).

Gianfranceschi è un mago della pittura, uno straordinario affabulatore, forse l’ultimo e solitario cantore di una dimensione fantastica che sembrava smarrita per sempre. Le sue tele, tutte ad olio, ci portano in un mondo fiabesco ricchissimo di cromatismi dove l’infinitamente piccolo incontra l’infinitamente grande. Proprio la gradazione cromatica diventa il raccordo emotivo e strutturale per legare reale (San Chierlo) ed immaginario (Eden). C’è il tempo della ragione ma c’è anche quello del sogno (Le mongolfiere; Il rumore della neve) e le sue colorate invenzioni potrebbero divenire una guida per lo stressato uomo contemporaneo. Gianfranceschi dimostra così di aver recuperato una dimensione inusuale ma vitalissima nell’attuale panorama artistico. 

Maiorelli abbina due materiali di grande impatto visivo, pietra e legno, due anime della nostra realtà. Da un lato la pietra, “natura naturata” bloccata per eccellenza, dall’altro la “natura naturans” in evoluzione del legno. Riscontriamo uno stile più definito e quasi cesellato nella lavorazione della pietra, più organico e simil-romanico nel legno. Il confronto con la storia della disciplina è sempre stimolante per Maiorelli. Le sue opere sono sempre pregne del rigore etico e morale (Donna violata; La ragazza del sole) ma anche della sacralità religiosa (Passione di Cristo; Genesi) emergenti nella secolare evoluzione della scultura. Non dimentichiamo le composizioni descrittive (Il ponte di Cimabue) o quelle encomiastiche (L’alpino).

Scrivano, infine, ci sorprende perché è conosciuto come ottimo pittore di sentimenti e stati d’animo, di conflitti esistenziali e interrogazioni sul senso della vita. Qui propone disegni a biro eseguiti di getto e provocatoriamente dedicati agli insetti del 2059 quando l’ordine naturale sarà – presumiamo – alterato rispetto ad oggi. C’è un campionario di insetti stravolti nei loro connotati e che, senza infingimenti, rappresentano un traguardo pseudo-scientifico purtroppo raggiungibile. Se gli insetti saranno così modificati, chissà – sembra dirci Scrivano fra le righe – quali e quante mutazioni genetiche subirà il genere umano in questi decenni di folle ricerca. La saltellante “Cavalletta”, la burbera “Mantide” … sembrano pre-allertarci su drammi neanche tanto lontani nel gran mare del tempo e dello spazio.

                     Fabio Bianchi