Dal 29 Maggio al 12 Giugno 2016 espongono

Caimmi Leonardo, Colasante Mario e Freddi Francesco.

RECENSIONE

Sempre interessanti e coinvolgenti le collettive alla galleria “La Spadarina. Esposizioni d’arte” di Rosario Scrivano. Dal 29 maggio al 12 giugno 2016 espongono l’ultima produzione affermati pittori come Leonardo Caimmi (Pesaro-Urbino), Mario Colasante (Firenze) e Francesco Freddi (Brescia).

Caimmi è un grande pittore, un mago del colore e della tecnica, un interprete sopraffino di temi e soggetti suggeriti in gran parte dalla tradizione. Caimmi da decenni propone infatti temi storicamente e figurativamente già sperimentati, ma vi immette una nuova luce ed un nuovo entusiasmo.

Le nature morte metafisicizzate sono il suo banco di prova, la tematica a lui più congeniale, la risposta al demone buono che lo spinge a fare arte. C’è una luce diversa, non solo quella della Storia e della grande cultura pittorica italiana, emerge l’impianto visivo degli Iperrealisti (Luce). Cioè di quei grandi pittori soprattutto americani che – specialmente negli anni ’60 – introdussero l’Iperrealismo quasi come sfida, come esasperazione e conclusione della pittura di genere. Volevano dimostrare che non si poteva andare oltre, che bisognava accettare la realtà nella sua integrità fattuale ed oggettuale, che in definitiva la pittura non poteva esprimere giudizi e doveva solo astenersi.

Caimmi ci dice invece che la raffinatezza espressiva non ha vincoli di sorta (La zucca), non deve niente a nessuno, soltanto ribadisce l’insuperabile tecnica del pittore (Vaso cinese) che può sbizzarrirsi anche in metafore para-pittoriche (Angolo dei sogni).

E’ assai ferrato anche nei paesaggi come dimostra “Il lungo cammino”, ansa di un fiume che vive nell’elusiva ma elegante dinamica instaurata fra la rigidità della piantumazione in primo piano e la profondità prospettica sempre velata di azzurro.

Altro tema assai congeniale a Caimmi sono le barche sul bagnasciuga: da un lato si sente la spazialità del mare e l’infinita profondità del cielo, dall’altro la perfezione stilistica delle barche ci riporta e ci áncora alla terraferma.

L’arte di Colasante punta invece ad un’impostazione tradizionale che trova un sobrio inquadramento ed una naturale legittimazione nella cultura pittorica post-impressionistica. Sperimenta diverse tematiche, dalla visione paesaggistica alla figurazione alla natura morta resa in modo pacatamente narrativo e quasi naif. Ha una buona tecnica di base, accosta i colori, poi li scompone e ricompone all’insegna di un normale e ben tollerato equilibrio visivo, non cerca la nota coloristica stonata o dissonante. Tutto rientra nei canoni della grande pittura di genere, ma Colasante in alcune sue tele riesce anche ad introdurre una chiave per leggere e decifrare la contemporaneità. Alcune sue figure palesano infatti una pensosità esistenzialista, sollevano problemi ed instillano dubbi, questo perché la descrittività pittorica qui raggiunge un livello altissimo e mai fine a sé stessa.

Nei polimaterici e nelle tecniche miste di Freddi troviamo echi sia dell’Informale che dell’Espressionismo astratto, ma anche di Minimalismo e in misura minore di Arte Povera. Freddi coltiva una sua poetica, robusta ed originale, convincente soprattutto: da un lato la sua arte deriva dal desiderio di recuperare materiali antichi, legno soprattutto. Dall’altro dall’istintiva malia per l’astrazione, per uno stile – anzi un contro-stile – capace di espandersi vorticosamente, ma anche compensare tra colori e forme sullo e nello spazio. Freddi non tollera regole, secondo lui la pittura non deve avere limitazioni alcune che non siano il rigore dell’intuito e la saturazione derivante dalla pienezza delle sensazioni. C’è una morale nelle sue opere, un contributo storico-critico importante: Freddi cerca infatti emozioni stratificate. Derivate cioè da una strana ma suggestiva compenetrazione: l’antico rappresentato da materiali di recupero, magari porte lignee di un certo lignaggio, senza però scordare la magia e la vivacità nonché la modernità del colore. Ed è soprattutto quest’ultimo che riesce a contestualizzare un’opera, a scuotere non solo la mente ma anche il cuore degli appassionati.

                Fabio Bianchi