Dal 3 al 17 Maggio 2015 espongono

Andreoli Rosanna, Lupi Anna e Motta Ivana.

RECENSIONE

Tre artiste, tre donne, tre diverse declinazioni pittoriche, una front line tutta rosa per l’ennesima, originale, collettiva alla galleria “La Spadarina” – strada Agazzana 14, Piacenza – di proprietà di Rosario Scrivano. Fino al 26 aprile esporranno infatti Rosanna Andreoli di Reggio Emilia, Anna Lupi di La Spezia e Ivana Motta di Lecco-…….

Andreoli sembra una pittrice naif, anzi iperrealista, anzi … E’ tutto e niente di tutto questo, piuttosto Andreoli è un’abilissima poligrafa. I suoi dipinti più interessanti ed emotivamente coinvolgenti sono i paesaggi dove i colori – sempre mantenuti su toni/tonalità elevate – sono i veri protagonisti. Le vivaci cromie copiano, riflettono la realtà ma sono più che altro la dimostrazione di una particolare sensibilità. Amzi una trasposizione di sentimenti colorati sul piano così come le sue poesie trasportano sul piano scritturale il suo mondo interiore. Ed è proprio questo, cioè la sua intensa produzione poetica, che nobilita ed esalta una pittura all’apparenza solo descrittiva invero nobilmente introspettiva. Ma Andreoli ci riserva anche una sorpresa: non solo pittrice e poetessa ma anche ceramista, attività che le consente di fissare nell’ostica materia una volta per tutte la durata di un sentimento, la forza di una sensazione.

Ma la figurazione è importante nella storia della pittura soprattutto ed ecco che Scrivano ci presenta una pittrice di talento come Lupi. La quale crea fanciulle idealizzate e vagheggiate in raffinate tecniche miste – carta e sabbia – che le permettono di introdurre un distacco, differenziare i piani rappresentativi. Dalla ruvida materia si trapassa nelle leggerezza della carta velina, dalla terragna cromaticità ad una sublimazione precoce e quasi orientaleggiante. Alcune opere colpiscono anche per un alone di mistero come “I gatti” virati al viola mentre tutte le donne ritratte hanno forte carisma. Sono una piccola epopea al femminile, il percorso di un’anima che via via si spoglia della corporeità (Nudo rosso) per passare in prove impegnative (La danza del fuoco). E puntare sempre più in alto, attraverso magari riflessioni esistenziali (Il cammino) per recepire il silenzio (Ascoltando il fuoco).

Motta invece è una pittrice quasi neo-impressionista dove colore e pennellata hanno ancora un loro valore, anzi una precisa individualità che confluisce in una solida organicità d’insieme. Per essere precisi non tanto la pennellata quanto la spatola costituiscono, qui più che mai, una sineddoche cioè la parte per il tutto. Il risultato? Paesaggi fortemente interiorizzati, soprattutto boschine dove l’acqua spesso si fonde e  confonde nell’orizzonte originando, così, situazioni ed ambienti saturi di sensazioni. Alcuni monocromi virati al blu ben esprimono il forte naturalismo dell’autrice, quel sentimento panico (cioè ……) che ci riempie visivamente e mentalmente. Motta poi tende a cogliere, ad isolare, le lanche di qualche fiume o torrente dove l’acqua non è stagnante ma, comunque, scorre lenta. Quasi volesse suggerirci che proprio il ritmo pausato di quell’angolo di mondo significa molto, è appagante e distensivo.

                 Fabio Bianchi