Dal 30 Ottobre  al 13 Novembre 2016 espongono

Paolantonio Matteo, Parsani Giacomo e Pizzoli Rita.

RECENSIONE

Altra imperdibile collettiva di pittura alla galleria d’arte “La Spadarina” di Rosario Scrivano. Fino al 13 novembre 2016 saranno infatti esposte le ultime opere dei pittori Matteo Paolantonio (Firenze), Giacomo Parsani (Bergamo) e Rita Pizzoli (Brescia).

Paolantonio è essenzialmente un paesaggista, uno degli ultimi grandi eredi di un’illustre tradizione soprattutto italiana. Nell’ultima sua produzione qui esposta – tele sempre ad olio dalle dimensioni variabili – ci sono respiro ed impostazione quasi classici. Ma c’è una straordinaria modernità di veduta e d’approccio, natura e paesaggio non sono più termini storico-dialettici di confronto. Al contrario sono un angolo di mondo che l’artista, come motivatissimo homo faber, deve ri-creare e ri-vitalizzare in nome di una nuova concezione di vita e di cultura visiva. Dominano dinamismo e colore in composizioni dove il realismo di fondo diventa un’occasione per celebrare, empaticamente, la circostante natura.

Bellissimo Ulivi del Gargano dove le piante sono appoggiate a un terreno giallo ocra attenuato da ombre sempre colorate. Ma, soprattutto, sono abbracciate e circondate e in parte immerse in uno sfondo fiammeggiante cioè un rosso tanto irreale quanto rivitalizzante la composizione rilanciarla, così, in senso espressionista.

Macchia del Gargano è invece una stratificazione-sovrapposizione fra colori ed ambiente, una proiezione di colori e profumi dei fiori nello spazio quasi infinito.

Riflessi d’acqua è una piccola sinfonia di colori, un’esaltazione panica della natura come del resto anche Gargano che vive nell’equilibrio del e fra i colori.

I piccoli dipinti – come Canale, Vigneti e Pomeriggio al fiume – sembrano invece bozzetti di studio ed hanno vividezza impressionistica. Altri soggetti trapassano dal reale – Canale di Brugge; Arbusti rossi – verso tele sempre più interiorizzate come Impressioni.                                                                                                                                                                                                                               

Da anni Parsani si muove, agevolmente, su due piani fra loro diversi, però per tradizione complementari. Da un lato la figurazione onirica e surreale ci dice che Parsani ancora ritiene importante recuperare una dimensione figurativa proiettata su sfondi virtuali. D’altro lato la gran parte delle tele qui selezionate hanno sfondi informali, evanescenti al limite, per ribadire la volatile ebbrezza di certe opere. 

Però, d’altro lato, adesso più che mai infatti i social-network hanno aperto un profondo ed inesplorato spazio interiore dove accorrono e concorrono storia, immagini e fantasmi. Cioè una sovrastruttura altra sempre meno accessoria e più necessaria ad una immaginario un po’ bizzarro, sempre e comunque vago, romantico e leggiadro.

Anche Pizzoli si appoggia alla nostra grande storia, non disdegna maniera e figurazione perché la grande pittura italiana è sempre stata descrittiva, raramente valutativa. Nel complesso rapporto mimesi/diegesi Pizzoli si schiera dal lato della mimesi per la forza intrinseca che ancora detengono soggetti storicamente collaudati. Nature morte, animali, paesaggi, marine ed altro ancora, se ben eseguiti come Pizzoli sa fare, ancora hanno grande appeal sul pubblico di qualsiasi età. Ancora rappresentano una versione nobilissima del fare arte in linea con la grande storia soprattutto italiana quando l’arte, la pittura in particolare, era ancora una forte mediazione culturale tra abilità manuale e raffinatezze estetiche.

La versatilità di Pizzoli è fuori dubbio, è visibilissima, testimonia di aver approfondito i vari soggetti fino alle estreme conseguenze grafiche e stilistiche. Oltre a ciò non si può andare: ma quello che ha fatto e fa tuttora Pizzoli basta ad avvicinarsi al meraviglioso mondo dell’arte.

Altra interessante collettiva di pittura allora alla galleria “La Spadarina”. Paolantonio sente come pochi altri artisti il colore, anzi ne “vede” le applicazioni e traduzioni pratiche in senso energicamente e fantasiosamente espressionista. Parsani invece media tra figurazione e spiritualità sondando le potenzialità della pellicola cromatica che, sottile e accattivante, può sempre rivestire e animare persone e ambienti. Pizzoli infine dimostra la solidità della pittura di mestiere e ribadisce come e quanto il disegno e la progettualità ancora incidano nella definizione dell’opera verso un esito estetico felicissimo.

In estrema sintesi dunque: modernità in Paolantonio, virtualità in Parsani, classicità in Pizzoli, quindi complementarietà dinamica, didattica e costruttiva.

               Fabio Bianchi