Dal 5 al 19 Marzo 2017 espongono

De Nadai Massimo, Stoehr Susanne e Tessari Graziella.

RECENSIONE

Da anni ormai alla galleria d’arte “La Spadarina”, strada Agazzana 14, Piacenza, di Rosario Scrivano espongono sempre grandi artisti. Fino al 19 marzo 2017 si potranno infatti ammirare le opere di tre affermati pittori e cioè Massimo De Nadai  (Treviso), Susanne Stoehr (Monza-Brianza) e Graziella Tessari (Biella).

De Nadai ha in breve tempo cambiato drasticamente stile e, nelle opere qui raccolte, riprende fragilità ed esuberanza dell’Arte Povera. Ma ricorda anche realismo di Public Art e non dimentichiamo un versante assai prolifico della Pop Art soprattutto americana che valorizzava inserti materici ed oggettuali anche di notevole rilievo. Poiché per De Nadai l’arte non può prescindere dall’ordinario, dal vissuto quotidiano avendo, l’espressività in generale, sempre mutuato qualcosa dal sensibile.

Le sue ultime composizioni sono sempre classificate come tecnica mista su tela. Invero si avvalgono di un elemento materico (teli e stoffa in particolare) in forte risalto e sono sempre più una metafora della vita. O della non-vita se vogliamo, se mai optassimo per una concezione negativa della nostra esperienza quotidiana, se mai la considerassimo come trionfo dell’effimero. Ci sono molti spunti a noi contemporanei nelle opere di De Nadai, dalla sensazione del precario al principio del bricolage, dal concetto di presentazione al posto della più canonica rappresentazione fino alla mediazione fra scultura ed installazione.

Emblematiche allora alcune sue opere come “Il silenzio” cioè una marina o un porto d’altri tempi, quasi un clima da leggendario “Olandese volante”, forse ultimo esempio della penultima serie. Fra le opere dell’ultimissima produzione spiccano “Abbracciami ancora” cioè un anelito ad un legame carnale, ad una mistica coniunctio. “Profumo”: etereo invisibile, quasi una natura morta idealizzata. “Sei come fuoco”: forse il più sensuale, in filigrana si intravvede un corpo presumibilmente femminile. “Catene” testimonia una situazione conflittuale, la densità dei teli racconta un contrasto emotivo ed interiore. “Camicia”: il più ordinario, ma riesce ad essere anche un simbolo ed un paradigma del nostro vissuto esistenziale. “Sento ancora il tuo profumo” indaga la dimensione del sentimento e del ricordo rafforzata dalla visione defilata della tela. “Lacrima” inteso come contrasto di forze, come punto di passaggio inevitabile o risultato di un incontro-scontro. Infine “Tensioni” come concentrazione di energie, positive ma anche negative.

Gli acquerelli di Stoehr invece non sono semplici dipinti, ma sono più che altro testimonianza di vita, cultura e sensibilità. Profondità e colori ne fanno dei capolavori capaci di ridare alla pittura in generale la propria precisa peculiarità cioè colpire ed emozionare. Ciò che più importa è che che Stoehr lo fa a 360°, infatti ogni suo soggetto ha intensità e forza espressiva fuori dall’ordinario. E’ la magia della pittura, anche dei colori ad acqua e non solo perché Stoehr utilizza anche tecniche miste da lei inventate, quasi brevettate. Riesce ad evocare l’assoluto e la naturalezza del creato nonché la grandiosità del mondo esterno ed eterno. Tocca varie tematiche in ognuna raggiungendo un acuto, un sublime momento di rappresentatività come evidente in alcune opere. Ne “Il suono della vita” i fusti alti e slanciati delle alberature delineano un percorso mistico, marcano il territorio ma anche il cielo. “La profondità della terra” ci mostra un concorso di forze primordiali come aria, acqua, terra e fuoco perché il destino della nostra vita è vivere fra contrasti – sociali ed economici e non solo – sempre più accesi. “Giulio Cesare: tirannicidio? Un dilemma” è la più teatrale, quella costruita lungo una polarità bi-temporale: da un lato Giulio Cesare, dall’altro la Germania di Hitler. “Tramonto sulla metropoli” non è per nulla descrittivo, anzi potrebbe segnalare uno più pericoli incombenti sulle città. “Ristoro” è una rilassante veduta di montagna, un clima quasi bucolico nonostante gli elementi atmosferici fra loro contrastanti. “Consolare gli afflitti”: umanissimo abbraccio fraterno mentre “Passione e dedizione” raffigura un solitario violinista. “Ulivo” e “Colori d’autunno” sono infine due omaggi alla natura.

Infine Tessari presenta qui opere di vario formato impostate su vivaci ed imprevedibili codici visivo-materici affidando ai colori il ruolo di mediare fra umanità e natura. C’è una forte idealizzazione della natura che spesso sfocia nell’informale e nell’astrazione, in un magma indifferenziato di colori e di masse.

Troviamo anche omaggi alla pittura di genere, al paesaggio come tipologia ormai assodata ma ancora in grado di suggerire spunti, ancora capace di richiedere una reinterpretazione. I risultati migliori e più convincenti sembrano essere le tele a soggetto astratto dal fondo azzurro mare movimentate da striature cromatiche energicamente vigorose. Suggestive anche le composizioni con pochi colori che rimandano all’Espressionismo astratto americano, alla necessità di sintetizzare in pochi colori la poesia ma anche le contraddizioni del mondo esterno.

              Fabio Bianchi