Dal 6 al 20 Dicembre 2015 espongono

De Gobbis Sebastian, Migliorini Giampiero, Poggi sergio e Vitali Renato.

RECENSIONE

La storia dell’arte piacentina e quella nazionale hanno un punto in comune sempre più forte e consolidato, la galleria d’arte “La Spadarina” di Rosario Scrivano. Con  regolarità organizza collettive con artisti di fama nazionale come i pittori Sebastian De Gobbis, Sergio Poggi e Renato Vitali e lo scultore Giampiero Migliorini qui in esposizione dal 6 al 20 dicembre 2015.

De Gobbis di Verona è un artista quanto mai eccentrico, un “Pessoa” della pittura, un eteronimo artistico governato però da un saldo ortonimo artistico. Offre infatti un campionario assai ricco di situazioni e ambienti ma anche di personaggi perché sembra dipingere su più livelli. C’è il ritrattista di stampo fine ‘800 (Ragazza con cuore), c’è l’autoritratto di ambiente fauves, invece “The violinist with mimetic” sfiora l’Espressionismo come del resto altre figure. “La sfilata” è il più moderno per taglio anche se accentua troppo il cromatismo mentre “Codecity” e “QR portrait” sono divagazioni erudite anche per dimostrare quanto sia ambigua la modernità.

Poggi di Imperia è uno sperimentatore, un indagatore di colore e forma e soprattutto della rappresentazione. Le sue opere hanno impostazione e respiro tradizionali quando non epici o addirittura leggendari ma si muovono in direzione quanto mai variegata. Poggi sente le istanze libertarie della cultura graffitara e underground americana assai sensibile anche al Neo-Pop. Cosa rimane della sua pittura? La declinazione popolare della storia sociale o un tentativo di nobilitare il reale. Forse una terza via, sintesi maggioritaria delle precedenti: un j’accuse, sempre però inteso in senso ironico e talora surreale, contro la realtà attuale e la sua falsa mitografia.

Il ferrarese Vitali è un artista eccezionale, uno di quei rari casi di pittore abilissimo a disegnare ma anche miscelare i colori. Le sue tele, tutte ad olio sovente diluito, sono abbozzate e tratteggiate quasi in punta di fioretto, colorate e sfumate a un tempo. Coglie situazioni e sentimenti ma anche paesaggi mostrando straordinaria manualità, un metodo davvero accattivante progressivamente raffinatosi negli anni. Nelle sue tele c’è tutto: intensità del colore e rarefazione dell’ombra, impetuosità e rigore della linea. E poi senso del contingente e della profondità prospettica, della vicinanza e della profondità spazio-temporale, dell’immediato reale ma anche del non reale.

Infine Migliorini, piacentino, lavora da sempre il legno privilegiando le figure spesso in proiezione storica. Come l’imponente ciclo dedicato a Federico II di Svevia “Stupor Mundi”, soprattutto alla sua vivace e pittoresca corte. Re-inventare una situazione ed un contesto non è né facile né scontato: Migliorini propone qui opere di assoluta fantasia ma dense di suggestioni e di magia quando non di misticismo. Alcune sculture descrivono popolani ed artisti circensi che animavano la corte imperiale. Altre colgono un aspetto enigmatico e cioè la simbolica fusione Federico II-rapaci essendo, l’imperatore svevo, un esperto conoscitore di quei volatili.                          

                  Fabio Bianchi