Dal 6 al 21 Aprile 2013 espongono

Dalmastri Giugni Jacopo, Demattio Rita, Pinasco Rosella e  Scopetani Simone.

RECENSIONE

 Sempre più incisivo e incalzante il tour artistico e culturale proposto non solo ai piacentini da Rosario Scrivano, titolare della galleria “La Spadarina”. Fino al 21 aprile sarà qui allestita una collettiva di quattro affermati artisti, i pittori Jacopo Dalmastri Giugni di Bologna, Rita Demattio di Trento e Rosella Pinasco di Genova e lo scultore Simone Scopetani di Firenze.

L’informale di Pinasco ci racconta un’esperienza dalle intense cromie che ancora conserva una parvenza di reale per segni geometricamente ben definiti e che potrebbero evocare e trasfigurare un poetico quotidiano (skyline, tetti, volumi …). Le sue opere diventano una sinfonia di colori, ristretta a colori-base come blu e  rosso, comunque capaci di generare una tensione visiva ed interiore. L’artista cerca di combattere l’eclissi dei sentimenti, usare i colori come arma per rivendicare alla pittura la creatività che ancora deve avere ai primi del terzo millennio.

Demattio riprende e deforma il reale, soprattutto le figure umane ma non arriva a stravolgimenti estremi, si ferma un attimo prima del baratro, della tragedia personale e collettiva. Le sue donne dai contorni tremolanti, la carnagione giallastra e le mani innaturali ci trasmettono un senso di paura, denunciano una sensazione di sofferenza che l’uomo contemporaneo può solo subire. Demattio evidenzia senza però ribellarsi all’avverso destino, i suoi eroi tacitamente subiscono una sorte inspiegabile e ingrata.

Dalmastri Giugni, dopo interessanti prove sulle figure, si è concentrato sul paesaggio. Ma, trattato e reso in modo informale, comunica una sensazione di infinito, forse di solitudine esistenziale. Tutto è qui estremamente suggestivo, forse romantico tra scomposizione e rarefazione degli elementi, nell’avvolgimento psicologico e nello sconvolgimento segnico-simbolico. I colori chiari, delicati, pastellati esibiscono non una realtà esteriore ma un dimensione onirica, interiore.

Infine le opere di Scopetani esemplificano uno strettissimo legame uomo-natura. Molte sue composizioni continuano infatti la natura sottolineandone l’aspetto rude, plastico, biologico … Gli inserti (volti, mani …) dimostrano il fine etico e conoscitivo della scultura intesa come sublimazione della materia verso sia la luce della perfezione umana sia la divina proporzione delle membra e contro la massa inerte della natura. Lo scheletrico cane in ferro è un piccolo capolavoro di tecnica ed espressività tanto lontano dalla “capra” di Picasso quanto vicino a un nuovo modo di concepire l’arte.  

             Fabio Bianchi