Dall’ 8 al 22 Ottobre 2017 espongono

Marino Rosetta, Mazzoli Dario e Viganò Giorgio / VIGO.

RECENSIONE

Proseguono alla galleria d’arte “La Spadarina” di Rosario Scrivano, strada Agazzana 14, Piacenza, le grandi collettive. Fino al 22 ottobre 2017 troviamo infatti ottimi artisti come i pittori Rosetta Marino di Messina, Dario Mazzoli di Modena e Giorgio Viganò di Milano.

Marino riprende e valorizza la grande tradizione italiana soprattutto paesaggistica, cartina al tornasole per eccellenza della nostra cultura pittorica. Ma non dimentichiamo le nature morte, altro grande indicatore di tendenza per capire e comprendere come viene recepita e reinterpretata oggi la pittura di genere. Muoversi nel e con il genere non è per Marino una condizione limitativa, anzi può essere un fattore di crescita come allineamento ad eccellenze storiche. Anche il genere ha una sua poesia fatta di colori, atmosfere e sensazioni e Marino ne sente soprattutto la dimensione interiore, la fascinazione intellettuale e misticheggiante. A volte è più difficile lavorare e confrontarsi con la tradizione perché bisogna – anche minimamente, comunque sottilmente – differenziarsi sia dal contesto, sia da esempi più o meno coevi e sia dal portato della Storia. Marino spesso affida tutta la sua carica artistica a colori dolci, tenui e soffusi, cerca non il contrasto cromatico, piuttosto l’integrazione. E questo è evidente in alcuni paesaggi, giocati quasi su un’unica cromia, accortamente variata nel tempo e nello spazio. Ed è ancor più evidente nei mazzi di fiori, simboli di eleganza e distinzione in secoli lontani, ma che Marino riesce a far rivivere oggi nella loro freschezza.

Anche Mazzoli propone soggetti tradizionali per prolungare il valore tecnico e stilistico della pittura di genere che non è argine alla creatività. Anzi spesso è una poetica sublimazione del reale all’insegna della sola visione senza nessun’altra interferenza. Chiarezza dell’immagine ed ottimi amalgami cromatici ci dicono quanto la pittura di genere sia per Mazzoli vivace testimonianza di una sensibilità diffusa. In particolare denota un gusto per la rappresentazione pulita, disegnativa, ricca però di implicazioni interiori. Le tele ad olio di Mazzoli dimostrano anche fino a dove può essere spinto il tono inteso come quantità di luce che può trattenere e quindi esprimere un dato colore. In alcune opere poi Mazzoli idealmente si apparente alla realtà fotografica, le sue tele sono cioè avvicinabili e paragonabili a degli scatti. ma questo non è un debito o una condiscendenza verso l’Iperrealismo, piuttosto una caratteristica percezione del reale. Sicché i suoi soggetti sono luministicamente più intriganti, oggettivamente più definiti per i ricercati contrasti fra tinte, soprattutto siano una forte personalizzazione del reale. Siano cioè una interiorizzazione spinta fino ad un climax altissimo delle vedute esterne, ma anche della nature morte. 

Infine Viganò espone numerose tele, formati piccoli e medi, sia ad olio che a tecniche miste, che costituiscono gli ultimi esiti della sua incessante evoluzione tecnico-stilistica. Iniziata con pacate soluzioni figurative e descrittive, nel giro di pochi anni la pittura di Viganò ha cambiato e trasfigurato fantasiosamente il reale. Ha infatti quasi inventato e quindi incrementato nel tempo uno schematismo che predilige e sconfina nell’organicismo, che media natura e astrazione. Così facendo ingabbia tutta la realtà in una chiave di lettura tanto movimentata da rasentare l’Astratto e l’Informale, ma tanto originale da divenire una nuova significazione del reale. Contiene e risolve, sul piano bidimensionale, il gioco prospettico cioè il ben congegnato piano di Viganò riesce a tradurre e sopportare il peso della tridimensionalità.

Sospeso fra esiti estremi della Pop Art e ricerca di un nuovo linguaggio, l’approccio di Viganò ci dice quanto fertili ed innovative siano le ultime tendenze artistiche non solo italiane. Anzi il suo stesso percorso ci suggerisce la vitalità dell’arte italiana, il desiderio di crescere, rimettersi in gioco e sperimentare altre direzioni di ricerca. Le sue tele hanno l’ardore epico di certe Avanguardie, ma detengono anche una notevole forza contenutistica e rappresentativa. Riferire tutto al piano ha ancora un senso, ci rammenta che pittura e visione non sono altro che due facce della stessa medaglia, entrambe ricercano il non detto, il non visto, l’essenzialità e l’Altro.

              Fabio Bianchi