Eoykos il gruppo dei 5
BIOGRAFIA e CURRICULUM
“TRA SOGNO E REALTA”
In una stagione pittorica così confusa, dove pare che solo i pretesti dell’avanguardia abbiano ragione, noi gruppo dei sei abbiamo questa fedeltà, resistenza e giusta fiducia nel nostro lavoro. Rendiamo testimonianza per questo modo di essere e di operare che in noi annulla il facile gusto e la compiacenza delle inutili polemiche. In questi anni non è mai venuto meno alla nostra etica, non ha tolto e non ha aggiunto ai nostri dipinti nulla che fosse consentito dalla nostra geografia spirituale. Il nostro surrealismo/metafisica è senza amarezze o atteggiamenti crudeli. Amiamo giocare con una simbologia ironica e surreale dando spazio all’onirico che c’è in ognuno di noi.
“IL VERO E IL BELLO”
I tempi tristi sono infelici quando mancano le illusioni e possono diventare felici quando le illusioni sussistono. Nelle illusioni includiamo le passioni. Non conta se la passione verta sul vero o sul falso, conta soltanto la persuasione. Anzi quasi sempre, le illusioni nascono dal falso e vivono sul falso. Così è il rapporto tra il vero e il bello in arte: il vero impicciolisce e presto annoia: il bello è creato dall’illusione, dal falso. Anche la natura è contro il vero. Sì, sembra, un paradosso, ma i filosofi ed i critici confondono spesso questi due elementi antitetici. E’ la mente raziocinante che vuol conoscere il vero, mentre la natura si maschera continuamente per la nostra felicità perenne. L’artista lavora per la felicità altrui, soffre, lotta senza tregua per comunicare un po’ di gioia, per dare un soffio di vita irreale agli uomini che vogliono liberarsi del peso della vita quotidiana.
“UNIVERSO”
La nostra patria è l’universo, noi ci consideriamo apolidi e fratelli dell’essere umano, non facciamo distinzioni, classificazioni, limitazioni, ne tanto meno ci sentiamo di inneggiare a qualsiasi forma di ingenuo nazionale. Noi accettiamo, abbracciamo, studiamo e critichiamo la più completa globalità. Per noi ciò che conta è l’arte della vita e la vita per l’arte, senza peraltro avere l’obbligo imperioso della sopravvivenza, anche perché in un certo senso siamo già morti. La nostra ricerca, senza fine basata sulla continua speculazione di tutta la realtà. Al fine di creare nuovi modi di interpretare ciò che ci circonda e di migliorare così il nostro comportamento, noi ci affidiamo soventemente alle magiche facoltà dell’arte, del linguaggio, della scienza, della poesia e della provocazione, al fine di modificare tutto ciò che è stupida e banale convenzione.
“IL NUOVO SURREALISMO RAFFIGURATO”
Il nuovo surrealismo non è altro che l’esaltazione della vita e la negazione della morte ovvero la negazione della vita e l’esaltazione della morte vale a dire riso, eros, scherno, amore e morte, senza per questo dover giungere ad odiare l’umanità per averla troppo amata. Noi infatti non siamo solo sopra la realtà, ma siamo anche in fianco, sotto e fuori dalla realtà stessa. Anche perché se gli altri si ritengono perfettamente integrati, noi siamo invece ancora disintegrati. Il nostro “Movimento” che si lega a quell’anello mancante tutto italiano chiamata “Metafisica” ed è consapevole di portare alla ribalta un nuovo spirito verso il progresso ed il miglioramento dell’essere, a questo proposito ritiene fondamentale l’idea che tutti gli individui possano esprimere e per fare ciò lotterà affinché sia concretamente possibile trovare e realizzare i mezzi per raggiungere pragmaticamente questo scopo, senza necessariamente dover scendere a patti con il potere, con l’ipocrisie con le stupide velleità della gloriosa ed eterna stupidità.
“IL NOSTRO MOVIMENTO GRUPPO DEI SEI”
Noi non ci riteniamo superiori ad alcuna entità, ne tantomeno ci riteniamo inferiori o subalterni alle malefiche influenze del potere, dell’adulazione e dell’autorità della stupidità, o viceversa. In quanto artisti siamo fortemente intenzionati a proseguire diritti per la nostra strada, anche se questo dovesse portare all’inferno. Dunque per il momento ci limitiamo soltanto a lottare, ad approfondire, a criticare, a divulgare e a responsabilizzare. Anche per noi, come per i surrealisti, il fine ultimo è la liberazione dello spirito e di tutto ciò che è affine adesso, quindi vale a dire anche del corpo. La nostra è perciò una rivoluzione pedagogica e permanente, in cui la nostra ambizione fondamentale è quella di contribuire a far si che la storia della specie umana possa procedere si con il metodo della prova e dell’errore, ma che nel processo risultino anche più compatibili ed equamente distribuiti i suoi costi ed i suoi benefici.
CONCLUSIONI …
Il manifesto del gruppo dei sei nasce ufficialmente il 9 agosto 2011 a Piacenza. Il Movimento ad opera dei suoi principali artefici qui in ordine alfabetico: Brambilla Maurizio, Pretin Luigi, Scrivano Rosario e Terdich Paolo, che ritengono di dover usare qualsiasi mezzo, la grande rete compresa per diffondere e divulgare le proprie idee allo scopo di coinvolgere nell’impresa sempre nuovi simpatizzanti, al di là del loro grado di preparazione scolastica e di estrazione sociale ed economica. Il Manifesto vuole creare nella mente e nello spirito questi semplici e immediati pensieri: “che cosa c’è al di là della semplicità? L’Arte. E al di là dell’Arte? La Verità o le Verità nascoste.” “Combatti senza essere il guerriero” e applicando questa massima alla pittura “… dipingi senza essere pittore …”, se non credi in Dio, credi nella Natura, se non credi nella Natura credi nell’Universo, e se non credi nell’Universo credi almeno in Te stesso. Forse un giorno scoprirai Dio.
ESPOSIZIONI
2019
Rochexpò – Alta Savoia – Francia
2016
SALON – PARIS Place de la Bastille – Grand Marché d’Art Contemporain
2015
Marina di Carrara – Expò Carrara, Giorni d’Arte
Arona (NO) – Spazio Moderno – Presentazione di Liviano Papa
2014
Milano – Galleria Velasquez – Presentazione di Elisa Manzoni
Marina di Carrara – Expò Carrara, Giorni d’Arte
Piacenza – galleria La Spadarina – Presentazione di Fabio Bianchi
2013
Torino – Circolo degli Artisti – Presentazione di Paolo Levi
Marina di Carrara – Expò Carrara, Giorni d’Arte
Savona – villa Cambiaso – Presentazione di Alfredo Pasolino
Noto (SR) – palazzo Comunale Convitto Ragusa – Presentazione di Vincenzo Medica
Piacenza – Arte fiera, Piacenza Expò
OPERE

Stravato, Le due lune, 2009, acrilico, dittico da 130×130

Stravato, Eclisse, 2009, acrilico, 130×130

Terdich, Colazione, 2010, olio, 70×50

Terdich, Acqua 5, 2007, olio, 100×100

Scrivano, Restiamo umani, tra materia e spirito, 2012, olio, 83×82

Golino, specchio delle mie brame, olio, 50×70

Scrivano, la sfida dei sogni, 2004, olio su tavola

Golino, l’alba del giorno dopo, olio, 100×80

Brambilla, Mondi paralleli, 2012, olio acrilico, 80×30

Brambilla, Enigma onirico,l’apparizione, 2007, olio, 30X60
CONTATTI
- RIFERIMENTO: galleria “La Spadarina”
- INDIRIZZO: Piacenza, Strada Agazzana,14
- CELLULARE: +39 339 5092244
- email: laspadarinarte@gmail.com
RECENSIONI
PAOLO LEVI
La prima considerazione che si può fare leggendo il manifesto del Gruppo dei Sei, e osservando le opere degli artisti che lo compongono, è che l’arte non è morta. Sono in molti ad affermare il contrario e molti ad aver seguito negli ultimi anni il suo funerale: c’è chi dice che l’arte sia ormai soltanto assoggettata alle regole del mercato e dei critici famosi che lo muovono a loro piacimento, e chi afferma che si sia ormai dissolta nella tecnologia. Ma affermare che l’arte sia morta è solo una finzione, e il Gruppo dei Sei lo dimostra. In questa società globalizzata, l’arte è ancora uno strumento di comunicazione privilegiato, che trasmette sensazioni ed emozioni universalmente leggibili. Maurizio Brambilla, Golino Paolo, Notari Antonio, Rosario Scrivano,Stravato Francesco e Paolo Terdich credono tenacemente nelle possibilità espressive della loro arte, e sono sicuri che questo è un modo di liberare lo spirito e un momento di crescita personale e collettiva. Gli artisti del Gruppo dei Sei si muovono in un terreno in bilico tra il Surrealismo e la Metafisica, hanno osservato e studiato il Museo del Novecento italiano ed europeo, sono raffinati e sapienti, artigiani virtuosi della tavolozza e dell’arte plastica. Tutto questo non può che confermare che l’arte non è mai stata così in buona salute.
Dott.ssa Elisa Manzoni, Critico d'arte
REALTA’ E SOGNO: DUE MONDI COMUNICANTI IN CONTINUA METAMORFOSI: MOSTRA EOYKOS, IL GRUPPO DEI 4
Galleria Velasquez, Milano 15-26 Marzo 2014
Dopo tanto peregrinare per l’Italia, finalmente il Gruppo dei 4 approda a Milano e si mette in mostra al meglio con opere di eccezionale valore filosofico. Nato ufficialmente a Piacenza il 9 Agosto 2011, il gruppo si pone in una realtà artistica di difficile comprensione in cui la grande maggioranza delle persone considerano l’arte e la cultura sempre di più in decadimento. Come eroi d’altri tempi, i componenti del gruppo hanno saputo riportare l’ARTE ITALIANA agli antichi splendori: dopo la Grande Guerra, essa non è mai stata viva come oggi con le sue molteplici sfaccettature che hanno la capacità di scavare nell’intimità dell’osservatore.
Come si legge nel loro Manifesto, i quattro artisti perseguono la missione di ricercare nuovi modi di interpretare il mondo per uscire dai rigidi schemi convenzionali imposti dalla società, emancipando così lo spirito e il corpo umano da una realtà contemporanea sempre più opprimente.
Ma qual’è il loro filo conduttore? Qual’è la loro realtà? Essendo creativi la loro sensibilità è acuta e percepisce i cambiamenti molto prima rispetto alle persone comuni: grazie alle loro emozioni e passioni, libere da qualsiasi obbligo sociale, sono in grado di andare al di là di ciò che i cinque sensi colgono e volano così nel subconscio visualizzando uno spazio onirico, enigmatico, metafisico e surreale, uno spazio unico, da sogno e non ancora esplorato.
Chi sono questi quattro eroi che si disgregano dall’odierna realtà per mostrare il nuovo surrealismo raffigurato ed esaltare in tal modo il loro sesto senso?
Presidente del gruppo Eoykos, Luigi Pretin vi affascinerà sicuramente per le sue tele allegoriche e neo-romantiche in cui lo sguardo è catturato, grazie ad un sapiente gioco di luci e di direttrici, da un cielo che si fa specchio della natura stessa: un cielo animato da nuvole che creano svariate figure di putti, di maschere veneziane, e di personaggi mitologici a cavallo pronti al combattimento. Come nel cielo, Pretin trasmette il suo surrealismo raffigurato anche sulla terra con composizioni naturalistiche decontestualizzate trattate con un colorismo monocromatico in chiave simbolica: porto ad esempio i funghi, allegoria di morte e di rinascita, o i pesci a riva, metafora di un sentimento di disagio causato dalla non completa espressione del sé. Vi ritroverete così in un mondo da sogno, spirituale, visionario, in una pura estasi emozionale.
Il secondo artista che sostiene il Gruppo Eoykos è Rosario Scrivano. Eccentrico, istintivo e dall’animo tormentato, il pittore-gallerista ricerca e analizza nel minimo dettaglio ciò che lo circonda ponendosi continue domande sulla poliedricità dell’animo umano che muta radicalmente a seconda del punto di osservazione. In questo modo trasferisce sulle sue tele tutte le tensioni che la sua psiche percepisce dal mondo esterno e, come ha scritto Paolo Levi, “spoglia la realtà dal velo ingannevole dell’apparenza, per scoprirne l’essenza più inquieta, denunciando la società distruttrice ed alienante di oggi”. Il suo surrealismo raffigurato mostra così opere irrequiete, caratterizzate da distintivi tratti grafici e da colori freddi e acidi, in un perenne ed instabile equilibrio tra oggettività e tangibilità da una parte, e virtualità ed illusorietà dall’altra, richiamando in questo modo alla memoria l’ambiente di Matrix, trilogia cinematografica del 1999.
Terzo elemento del Gruppo Eoykos è l’iperrealista Paolo Terdich. Il pittore vi conquisterà per i suoi dettagli minuziosamente concepiti mediante la stesura virtuosistica del colore e il preciso studio della rifrazione della luce. Sebbene la mimesi sia perfetta, e quasi sconcertante, l’osservatore è portato a chiedersi cosa ci sia al di là di tutta la serenità che si percepisce inizialmente. Una dimensione silente, surreale, onirica e mistica trasfigura dai soggetti rappresentati che sembrano porre le domande esistenziali: “Chi sei? Cosa nascondi? Cosa cerchi?”. L’artista approfondisce ciò che è conosciuto, travalicando l’apparenza e scoprendo così significati profondi, difficilmente sondabili, come si può apprezzare nelle tele in cui l’acqua diventa simbolo di rinascita e tormento interiore primordiale. Un’arte che ricerca l’esperienza dell’invisibile tramite il visibile.
Da ultimo, e non perché meno importante, Maurizio Brambilla chiude il cerchio del Gruppo Eoykos. Artigiano d’immagini e maestro del colore, il pittore esalta nelle sue tele un’atmosfera metafisica e surreale densa di significati simbolici: si percepisce difatti una continua ricerca dell’astrazione del pensiero ideale e la creazione di un mondo meditativo di ampio respiro, al di là dell’oppressione della realtà, per offrire a chi osserva una possibilità di serenità spirituale e di appagamento estetico. L’osservatore viene rapito dalla precisione ottica dell’impianto scenografico e dal connubio perfetto tra pieni e vuoti e luci ed ombre: come ha scritto Alfredo Pasolino, la natura in questo caso è un filtro luminoso tra il sogno e la realtà.
Fabio Bianchi
Galleria d’Arte La Spadarina, Piacenza 7 – 21 Dicembre 2014
Mettersi in gioco oggi nel variegato e sulfureo mondo dell’arte implica rischi e scommettere di questi tempi … Ma nonostante tutto 4 pittori sono i protagonisti di una grande avventura artistica e culturale. Maurizio Brambilla (Milano), Luigi Pretin (Savona), Rosario Scrivano e Paolo Terdich (entrambi piacentini) hanno infatti formato un “super-gruppo“ cioè “Eoykos”. Il gruppo dei 4, animati da straordinaria coerenza, sorretti da invidiabile forza d’animo hanno una sola, inequivocabile, certezza: la convinzione dei propri mezzi cioè di possedere un solido metodo. E hanno anche steso un “manifesto“ per delineare i punti fermi: nato alla galleria “La Spadarina“ nell’agosto 2011, è un chiarissimo e lucidissimo rappel a l’ordre. Un tentativo finora riuscito di non lasciarsi condizionare dal sistema ma di emanciparsi in funzione di un ideale etico compiutamente espresso nel “nuovo surrealismo raffigurato“
Brambilla ci trasporta in un altro tempo, in un’altra dimensione visiva, prospettica ma anche psicologica. Nelle sue composizioni emerge un’inventiva mutevole e bizzarra sempre però saldamente ancorata alla realtà che viene programmaticamente stravolta. Ma sempre in funzione della razionalità, del rigore compositivo, della ricca aggettivazione coloristica e formale. Meritano un plauso i suoi giardini, incernierati in un micidiale schema visivo.
L’arte di Pretin è all’apparenza solare, suggestiva, immaginosa, invero è tremendamente realistica, stupendamente umana. Riunisce in una potente visione d’insieme, quotidiana ordinarietà e amabile follia, transeunte ed eterno, vita e morte. I suoi aneli e/o cavalieri dell’Apocalisse sono il contraltare spirituale degli accadimenti terreni, la proiezione dei nostri desideri più segreti, uno straordinario connubio di immanenza e trascendenza.
Scrivano è il pittore dell’introspezione e del sentimento, della riflessione sull’essere e sul non essere, sul difficile confine realtà-finzione. In tutte le sue opere lo spunto è surrealista, ri-elaborativo, sempre ondeggiante tra un aspetto, un sentimento, uno stato d’animo e il suo continuo superamento. In questo dinamismo esistenziale, mai frenetico ma sottile e meditato, scorgiamo i presupposti di un approccio raffinato, attualissimo, anticipatore.
La pittura di Terdich muove dall’Iperrealismo ma cambiano i presupposti teorici e sociali del glorioso movimento. Gli americani postulavano sospensioni del giudizio, una critica al sistema a cui peraltro non partecipavano. Terdich propone invece solo pittura, perfezione tecnica ed estetica unite ad un raro equilibrio visivo e compositivo. Il messaggio? La pittura è una scienza, sintesi e ”coincidentia oppositorum”, realtà e sentimento, sogno e visione.
Alfredo Pasolino
“ IDENTITÀ E METAMORFOSI “ – PRESENTAZIONE
Villa Cambiaso – Savona – Sabato, 18 Maggio 2013
Dopo tanto sentire parlare, e visitato La Spadarina, la Galleria del gruppo “Eoykos”, un sodalizio artistico talmente immerso in un preciso consenso di vivere da vivi, con l’energia solare del cuore, cioè, nella realtà intima, quella che prescinde dalle apparenze reali. Altrettanto, con l’abilità percettiva, non del processo della memoria, cercando di trovare ciò che un neonato riceve dalla culla. Di vivere la realtà del cosmo intrinseco, del vuoto….( o spazio bianco ) è proprio lì: nel non detto. L’arte è un’espressiva capacità di vita e di emozione liberata da ogni dovere, da ogni convenzione, da ogni obbligo. Perché le parole non sono cose che esse rappresentano: la visualizzazione è il reale linguaggio del cosmo interiore. Vivere da vivi, cioè quando il cuore e la mente sono fusi all’unità della vita. Disposti ad espandere la propria coscienza nella dimensione interiore. Sollevando il proprio sguardo al cielo, percependo il battito del cuore.
La realtà dell’essere umano si completa nei livelli dell’intuizione e del pensiero astratto, collegato al mondo degli archetipi: quando l’uomo si fa ponte tra finito e infinito. La persona viva, che vive creando nel reale, non si annoia mai. Nel reale trova la gioia infinita. Ogni entità è un intero ( la mente non è separata dal corpo ), l’oggetto reale è nella regione oltre le parole. L’artista vi abita, si muove su vari livelli …. l’artista può solo avvicinarsi alla realtà, andando oltre quanto è percepito dai sensi. L’artista è l’incarnazione di un mondo onirico, inesauribile metamorfosi di uno straordinario universo immaginario, o visualizzato nella realtà delle cose nella percezione ( Morandi ), delle sue più alte premonizioni, per alcuni artisti fantastici e visionari del gruppo “ Eoykos “. Secondo le neuroscienze, gli eventi a caso, hanno alla loro origine il rumore, quando il cervello è anche in una situazione di riposo. La scarica nervosa dà luogo alla percezione. Per ultimo l’atto creativo avviene indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza, questo indurrebbe a collegare l’atto creativo alle attività inconsce del cervello.
Si deduce che i nostri artisti della Spadarina, così prolifici di idee tratte dalle visioni del sogno, anche ad occhi aperti, possono avere avuto segnali provenienti dall’inconscio, registrati in termini di immagini riflesse sul subconscio, quindi specchio delle estreme interiorità, cui per l’artista è remunerativo sostare. Un panorama pittorico, qui offerto allo sguardo visitatore, che invita a riflettere, di un cenobio di creatività dell’arte, che ha saputo volare sopra l’universo nazionale, e annoverando protagonisti, senza eufemismi, in sella, consacrati dalla critica ufficiale.
La mostra esplora questi interpreti dell’arte senza confini, nel segno sia della tradizione, sia nella sperimentazione di combinazioni interattive, capaci di unire o di interagire con una loro spiccata sensibilità, la pittura con la percezione intrinseca della poesia, del segno, del colore e dell’immaginario, catalizzatori dell’estasi d’emozione. Nello scandaglio di contrapporre ai sistemi cromatici, i diversi “modi di apparire del colore”. Con l’abilità del pensiero creativo, orientato nella psicologia delle percezioni estreme, maestre d’enigmi, perseguendo rivelazioni all’infinito.
Come nella felicità, la realtà non la si ha, ma vi si è. La realtà per il pensiero creativo non è un oggetto da afferrare, ma un’atmosfera, un orizzonte in cui si è inseriti. Questo vale per ogni artista ricercatore di idee, quanto per la filosofia: La realtà è un mare infinito, nel quale ci si immerge, si naviga. L’abilità dei nostri artisti, di essere creativi non solo conferisce libertà (esige libertà!) ma è orientata verso la bellezza sublime, giacchè, nella realtà del vero, questo è il vero mondo dei poeti, dei mistici. L’artista è avanguardia dell’imparare, di essere esploratore dello sconosciuto, questo gli conferisce libertà. Pertanto l’artista è l’attore di esplicative esperienze metamorfiche, nella regione, oltre ogni propria definizione verbale, delle visualizzazioni, nei loro differenti livelli e alle valutazioni emotive, dell’intrinseca natura delle cose e dell’umano, con tutto il carico del linguaggio simbolico. A testimonianza del loro modo di affrontare la modernità, l’armonia cromatica, dopo avere attraversato i momenti cruciali all’alba del nuovo secolo, dalla transavanguardia fino alla metafisica surreale.
Diceva Ezra Pound: “Nessuna scienza al di fuori delle arti, darà i dati necessari per sapere in che modo gli uomini differiscono gli uni dagli altri”.
Un gruppo fecondo e generoso di creatività di quattro artisti, di variegate espressioni, orientamenti e tecniche, per un linguaggio condiviso dall’inizio della loro unione e affinità, nonché finalità d’intenti, oltre le barriere linguistiche e geografiche, è venuto il momento di parlare sulla loro presenza e testimonianza vocativa, fattiva, anche con persuasività della rete, fatta di idealità del pensiero costruttivo, ed attitudine in genialità all’arte.
Brambilla Maurizio: Sapiente maestro del colore, del lirico chiarismo lombardo, delle architetture, della teatralizzazione delle scenografie di natura e degli equilibri creativi, di un sorprendente richiamo alla classicità moderna e di richiami all’antico, nella recente scansione cronologica, di sapore dechirichiano pre-surreale. Spazialismo, volumi, vuoti e pieni di composizioni delle geometrie, fondali prospettici, iconografie d’impianto e quinte, armonie di geometrie e plasticismi, riverberano l’influenza dell’ordine cosmico creativo sulla vita, l’astrazione del pensiero ideale, la ricerca di una concentrazione psico-estetica, il laboratorio della teatralizzazione implicato al massimo dialogo tra materia pittorica, le morfologie, l’io inconscio proiettivo, archetipo, simbolista, sottendono la presenza umana, sempre presente nella metafora di un cielo tributario a cicli di natura, ambientali, stagionali, atmosferici, che si specchiano nel narrato consociato ad un patrimonio dell’arte regia. I giardini di Brambilla, sono l’elegante esaltazione dello spazio, non più avvertito come un limite, sia pur nella sua fisicità, ma l’esattezza formale che si frappone come filtro, tra l’idea e l’osservatore, raggiungendo la chiarezza di idee vere e proprie, significanti per l’artista, inevitabilmente l’essere compresi. Nella sua pittura, quindi fondamentale, quando il ruolo e il concetto di complementarietà intrinseca della natura, filtro luminoso tra il mondo del sogno e un altro …, superficie dove si stendono, calme, silenziose, proiezioni e architetture, tradizioni delle geometrie, trascrizioni di linguaggi dell’inconscio archetipo, fino a diventare, spazio, forma, colore, suggestioni, trascrizioni della lunghezza d’onda dell’emissione luminosa, che fa vibrare l’aria e i nostri sentimenti. Cui, l’artista, proprio dall’identità dello spazio, studia il problema della percezione, in base al cambiamento ambientale.
Pretin Luigi: Finzione ideativa, fruizione del sogno fantastico, realismo magico, medianità trasparente, ricerca di libertà espressive, intensità dell’estasi emozionale, convivono a servire e scuotere i canoni tradizionali della pittura di avanguardia moderna, capaci di rivoluzionare concezioni, correnti e affermazioni artistiche di rifiuto al romanticismo. In tanto, Luigi Pretin ne è l’indiscusso capofila di un movimento conclamato a Parigi, dalla critica internazionale e dai lumi della corrente cubista: lui che si accompagnava, nel suo soggiorno, con De Chirico, Picasso, Dalì e Brèton.
E come tali, tutti i movimenti di pensiero, e le loro correnti, non nascono mai per caso, hanno sempre delle cause e delle conseguenze. In realtà, il realismo fantastico, abbracciato nella letteratura e nella poesia da Massimo Bontempelli, si colloca in un periodo storico assai ricco e complesso, ricco di fermenti, per far pendere diversamente, sulle fiammate delle avanguardie storiche. Siamo negli anni aurei, in cui Picasso con la scuola, pensavano a scomporre le figure, ricomponendole in geometrie e volumi, distorcendo la realtà, come avevano fatto gli espressionisti tedeschi. In quel tempo, altrettanto ricco di innovazioni e di risveglio culturale e concettuale, Luigi Pretin, l’artista veneto, così difficile e inquieto da liquidare dai modernisti, in poche parole, studia e osserva la natura intrinseca del pensiero, pensa ad un realismo, oltre le parole e il conosciuto, cui l’ultimo piano di pittura è il cielo, specchio della natura, assai cara e amica per la sua sensibilità poetica. Un cielo abitato densamente come la terra, di un universo di figure e di personaggi della mitologia e dell’antichità greca, di simboli del dialogo, che si accompagna a tornei e sfide di cavalieri alati, di destrieri e di cavalli unicorno che si confrontano, fraternizzano, tra le nuvole del pensiero che si … arricchiscono di finzione e si umanizzano da cirri trasformati in reami. Diventano rappresentazioni di una dimensione magica, l’indicibile che la natura, con i suoi segreti, comunica con le visualizzazioni ai poeti, l’estasi mistica dovuta alla devozione e risveglio nella conoscenza superiore. Un passaggio attraverso il quale, il messaggio pittorico viene scosso profondamente, con il fascino e la carica vitale dei colori.
Scrivano Rosario: Personaggio eclettico, versatile, di intensità travolgente, avendo tuffato gli occhi nell’oceano del cosmo interiore, grazie anche alla sensibilità percettiva della natura intrinseca del colore quale forza costruttiva, ideativa, del sogno, del segno e del simbolo. Del suo versatile naturalismo e realismo del segno grafico, della composizione di morfologie di natura, alla sensibilità percettiva della poesia dell’anima, ha dato le ali ai suoi piedi d’argilla per volare, per vedere e cercare di vedere, di spaziare il molto che si nasconde dietro alle nuvole dell’astrazione.
Perché il suo viaggio esplorativo, è cominciato da molti quadri di incredibile purezza, nei colori squillanti, timbrici, intrisi di luce naturale. Ad apprezzare la inquieta icasticità del rappresentativo, compendiano col pensiero intelligente, finchè altri particolari ossessivamente insistiti, gli hanno rivelato senza più incertezze che, con il carattere tormentato del suo innato talento, mirato alla ricerca esplorativa del profondo interiore, all’intrinseca natura del pensiero, oltre ogni possibile ragione, la variabilità nei livelli acquisiti di visualizzazione, la scoperta di momenti variabili dell’identità, il metamorfico caleidoscopio mondo del sogno, le immagini sempre nuove della natura che lo circonda, nei diversi aspetti che acquistano differenti significati, la complessità della centralità della persona umana, il paradosso che attizza il testo di molti percettivi dell’intuizione, la sua capacità come artista sintomatico, istintivo, quant’è potenzialmente analitico, per un bisogno di risultanze estreme, da godersi in sé. Per il suo metamorfismo deflagrante, surreale della figura femminile, il nocciolo dell’arte che libera come nella natura, un potenziale di apocalisse, per il metamorfismo deflagrante ma ordinato in stratificazioni dei differenti livelli della visione dell’apparenza … Nella ricerca di una giacomettiana essenzialità, oltre ogni velo di illusoria materialità terrena, un bisogno d’anima, di questo suo modo personale, polimorfo e acceso, “tout se tient”, l’importante per l’osservatore stupefatto, che non vuole perdere di vista quel tutto. O, almeno l’avvertenza delle parti che lo compongono, a scoprire l’essenza più inquietante, delle molteplicità e varianze che sottendono oltre l’apparenza, all’unità del reale contenuto essenziale, invitando il lettore verso la dissoluzione contemplativa, nella direzione del sé reale.
Terdich Paolo: La dimensione del reale tra sogno, mito e metafora. La sua voce pittorica ha un timbro iperrealista di irreprensibile vocazione. La formazione rigorosa, l’inconfondibile grafia del segno, che unisce severità di pennello, in rapporti e volumi, e l’estrosa creatività nei dettagli minuziosi, fotoluministici di ogni taglio di luce in superficie, esprimendosi, con eleganza, il reale del vero, di un io plurale, visibile percettibile, in altre parole è assoluto quanto l’artista abbia assorbito una dimensione onirico-mitica, nella collocazione degli oggetti.
Una realtà che si ispira alle registrazioni archetipe del suo vissuto, appare perfetta nella mimesi che fa da contraltare: l’ombra del fantasma archetipo, che sta dietro l’oggetto, a respirare e ad esprimere l’atmosfera morandiana. Qui c’è una sottile relazione che non si può chiarire, senza tenere presente quel sottofondo di mito che appunto comporta la visione culturale di Paolo. Ed ecco il senso di quelle figure atemporali, ma non certo immobili sospese in un’atmosfera surreale, di una luce intrisa con la penombra postimpressionista, quando dipinge la mobilità dell’acqua.
L’onda marina, calda avvolgente vitale, che avvolge pure l’occhio del lettore, che irrompe, come oceano di schegge turchesi, nel dipinto omonimo. Accanto al blu col suo scandaglio tonale, di luci e penombre, ugualmente illuminato dal riverbero di fascietti cromatici, sembrano quasi esseri animati in balia di un moto perpetuo dell’onda, in una realtà trasfigurata, ed uno sconfinato senso di appagamento e della libertà dell’uomo autobiografico. E’ importante cogliere uno dei motivi ispiratori di quest’arte nel senso dell’espressione: quello della ricerca di un farsi continuo, dietro a quel mondo levigato, rasserenante, quasi ludico; c’è la realtà di un’inquietudine che portiamo in noi, che se Paolo l’ha superata dopo una dura difficile lezione di stile di vita, rappresentata attraverso metafore interrogative nel viso delle ragazze, dal punto di vista stilistico e formale, ci sembra di ravvisare degli accenti surreali, se non vagamente espressionisti, quando la giovinetta regge quel vaso che sa di ermetismo, come una presenza latente, messaggio di profonda umanità.
Liviano Papa
EOYKOS. IL GRUPPO DEI 4
Spazio Moderno – Arona (NO)
Lo Spazio Moderno, antico luogo di cinematografia, luogo di aggregazione nell’incontrarsi e sentire i palpiti del cuore.
Un gruppo di artisti provenienti dai diversi territori dell’Italia, con un bagaglio culturale profondo e personale, si uniscono per gridare che non ci stanno a questo caos dilagante che si avverte in arte: si ribellano come gli antichi rivoluzionari a una moda imperante, gridando il loro dissenso firmano il manifesto annunciando che vogliono ritornare all’ordine. Unitosi con la sigla “Eoykos”, gli autori, in questa mostra, raggruppata col titolo “ Il Realismo Raffigurato “, esprimono una piena, solidale voglia di comunicare con gli strumenti a loro congeniali: la tavolozza, i colori e i pennelli.
In un proseguo con le avanguardie di inizio del secolo scorso, il gruppo “Eoykos”, inneggiando a una pittura raffigurata e rappresentata in tutta la sua bellezza, dal Surrealismo europeo, al pensiero di Salvador Dalì, alle varie rappresentazioni del Fantastico Magico, la ricerca si snoda in un percorso di immagini sognate, in cui segni, pennellate, figure, visioni, confluiscono in quel mondo magico e fanciullesco di una visionaria libertà di esprimersi in cui anima e corpo, forza intellettiva e interiorità, espressività e intimità esplodono in un apoteosi della bellezza, estetica e fortemente intima, consapevole che solo la conoscenza del sapere appaga l’uomo e l’artista a “raccontare” con gli strumenti a lui congeniali la gioia universale della passione.
Maurizio Brambilla, Luigi Pretin, Rosario Scrivano e Paolo Terdich, credono fortemente che la pittura, l’arte, è comunicazione, è desiderio di enunciare al mondo il pensiero della conoscenza e del rispetto che si ha verso la natura nel suo insieme e la gioia di comunicare la bellezza, la meraviglia che si annida in questo spettacolo che si rigenera da sempre. Gli autori, noti nel campo delle arti visive, iniziano un percorso solidale in continuità col grande percorso d’arte che, da secoli, si avvicenda, sempre nel rinnovamento della storia.
Maurizio Brambilla (Milano, 1952) viaggia tra una pittura metafisica e una visione magica fantastica, in cui le sue composizioni, geometriche, naturalistiche, di paesaggi, nascono da una sapiente riflessione della ricerca e della conoscenza in cui pieni e vuoti, prati e giardini “raccontano” una poetica della meraviglia e dell’incanto.
Luigi Pretin (Chioggia, VE, 1938), elabora una pittura in cui sogno e realtà, visione e immagine non sono in contrasto, ma viaggiano in sintonia per enunciare che il riconoscibile e il gioco si rafforzano in un racconto spettacolare, in cui la forza espressiva è palesemente raffigurata.
Rosario Scrivano (Alimena – PA, 1959), è profondo conoscitore delle tecniche pittoriche: la sua figurazione viaggia tra realismo e incanto, tra surrealismo e contemporaneità, in un rimando struggente e di curiosità autonoma in cui favoleggia una realtà del visibile e dello stupore e della meraviglia.
Paolo Terdich (Piacenza, 1960), nasce nell’ambito dell’iperrealismo americano, ed è la prima impressione, immediata e senza ripensamenti affiora alla memoria: pittura pienamente verista, tanto da toccarla con le mani, emerge, in una seconda analisi, la consapevolezza che è densa di contenuti, di messaggi, di raccontare non tanto un paesaggio, una natura silente, ma la forte attrazione che questa pittura produce.
Questo non è altro che un aspetto saliente degli autori che gridano al mondo il loro desiderio di dipingere e di comunicare attraverso le loro composizioni la gioia della vita e la meraviglia che l’arte comunica da sempre al mondo e agli uomini che, come esploratori dei sentimenti pittorici, “raccontano” la sua evoluzione da Giotto, Cimabue, Piero Della Francesca, Michelangelo, Picasso, Magritte, De Chirico, Savinio, Fontana; l’artista è sempre in cerca del suo pensiero della conoscenza.
Paolo Giansiracusa
Dal mito al viaggio contemporaneo.
Eoykos , il Gruppo dei Sei composto da Maurizio Brambilla, Paolo Golino, Antonio Notari, Rosario Scrivano, Francesco Stravato e Paolo Terdich, rappresenta un movimento artistico composto da pittori del mito, artisti dediti a dipingere le metamorfosi antiche e moderne tra acque e fiori, tra nuvole e farfalle, immaginando luoghi incantati che traggono spunto dalla gente comune, dalla campagna italiana e dalle creste montuose del Bel Paese, luogo che ancora oggi, come nei viaggi del Grand Tour, apre alle mille avventure della mente. Le terre della penisola sono il luogo deputato delle loro prospettive profonde, delle loro marine cristalline dove il colore leggero, a tratti impalpabile, riempie profondità imprendibili, luoghi incontaminati in cui la vita germoglia ancora con tutte le vibrazioni dell’energia primigenia. E’ infatti nel primario che gli artisti di Eoykos cercano l’origine della forma, il luogo in cui spontaneamente germoglia il colore, lo spazio abissale dentro il quale viaggia da tempo incalcolabile il frammento di fango, la Terra, che è supporto e sostanza della nostra vita.
Gli artisti del gruppo hanno fatto del disegno strutturale e compositivo il loro obiettivo primario, l’arma gioiosa con cui raccontare il creato, la vita, i vari aspetti dell’universo. Ed è nel disegno, già dal primo schizzo, che trovano le radici creative degli sviluppi successivi. C’è chi ha il segno ampio e deciso e raccoglie i volumi e pettina l’aria, tesse le forme proiettandole in spazi infiniti. C’è chi invece ha il segno indagatore che con puntigliosa attenzione indaga in ogni piega della visione, dando poi al colore il compito di completare l’armonia delle immagini. Il loro giorno di luce è disegnato di ragnatele avvolgenti dove tutto trova equilibrio, dove le forme sbocciano con corolle sensuali, onde vorticose, fanciulle in fiore, astrazioni che riportano il tempo all’origine della corsa delle stelle. Tutto ciò anche nelle prove plastiche dove l’argilla, tradotta poi nei metalli pregiati della fusione, si piega al volere creativo.
Il gruppo di Eoykos ha attraversato da protagonista la stagione felice dell’età postmoderna. Lo ha fatto nel momento cruciale in cui il Novecento si interrogava sul recupero dei valori e la riconfigurazione formale. Ciò non senza difficoltà e innanzitutto con le avversità culturali di chi, erroneamente, credeva che l’informale e il concettualismo avevano sotterrato per sempre tutti gli altri linguaggi espressivi. Brambilla, Golino, Notari, Scrivano,Stravato e Terdich non hanno esitato a schierarsi per la ricomposizione formale, per la ricostruzione di una narrazione comprensibile, per la rinascita della bellezza formale ed espressiva. E così hanno avanzato la loro proposta figurativa, maturata dopo un lungo esercizio visivo e dopo l’attento recupero di tecniche ormai quasi del tutto scomparse. Nel disegno hanno ritrovato quella freschezza creativa che è tipica della matita morbida o dell’inchiostro scorrevole. Nella pittura hanno ridato sostanza alle velature, agli impasti leggeri, ad una materia trasparente, soffice e leggera che ricorda il polline della primavera, la stagione dei mutamenti, delle metamorfosi, di quel tempo magico in cui la carne si fa tenera foglia, in cui gli amori impossibili si trasformano in sorgive d’acqua e fiumi sotterranei. Nella scultura hanno recuperato il senso dell’alito vitale dell’inizio, quando con un soffio l’Eterno rese mutevole e viva la materia sorda.
Il loro segno, a volte delicato altre volte forte e incisivo, il loro colore avvolgente e la passione di tutti per le profondità spaziali, hanno determinato il carattere espressivo inconfondibile del gruppo che ha, nel racconto del mito, il suo tessuto connettivo. I sei mettono nel crogiuolo della loro abilità tecnica la magia del tempo trascorso, il colore solare tipico del Mediterraneo, il segno indagatore della loro ricerca formale. Ne ottengono una sintesi che invita alla riflessione, alla contemplazione della bellezza, valore di cui l’umanità nuova per rinascere ha estremo bisogno. All’interno del loro viaggio di armonia e bellezza, le visioni magiche convivono con le presenze della quotidianità, in un afflato d’amore e di rispetto, consapevoli del fatto che non c’è presente senza passato, non c’è futuro senza legame saldo alle radici della conoscenza. I loro luoghi fatati, gli spazi di armoniosa convivenza, sono pertanto proiezioni di una società futuribile dove la bellezza cancella le ferite di un’età , la nostra, attraversata dall’inquietudine esistenziale e dalla crisi di identità.
Oggi ognuno cerca se stesso nel disordine, nei rifiuti, nelle ferite, nel dolore. Il Gruppo Eoykos ci indica una via diversa, una via tracciata dalla ragione, dal buon senso, dalla solidarietà. Alla luce di ciò che accade in un sistema globale destinato ad implodere, Brambilla, Golino, Notari, Scrivano, Stravato e Terdich potrebbero essere definiti sognatori, instancabili costruttori di luoghi surreali dove abitano gli esseri che rifiutano le miserie della quotidianità, l’arroganza di un tempo che tutti viviamo con disagio.