Maria Giulia Pagliaroli
BIOGRAFIA e CURRICULUM
Maria Giulia Pagliaroli (Barbarossa) nata a Veroli nel 1968.
In pittura nasce come autodidatta, all’età di 15 anni inizia a dipingere e ad esporre in alcune personali nel suo paese natìo (Veroli), partecipando anche fuori regione (Toscana) concorso Lastra a Signa.
Nel 2018 vince un riconoscimento d’onore su una rivista d’arte internazionale in Sicilia, nel 2017 partecipa ad una collettiva a Roma “Premio Capitolium”, curata da Angela Chiassai.
I soggetti preferiti sono nature morte (fiori, soprattutto rose e scorci del suo paese).
OPERE
CONTATTI
- Cell. 331/7092312
- RIFERIMENTO: galleria “La Spadarina”
- INDIRIZZO: Piacenza, Strada Agazzana,14
- CELLULARE: +39 339 5092244
- email: laspadarinarte@gmail.com
RECENSIONI
Prof. Giuseppe Virone
La prima constatazione nell’osservare i suoi dipinti è che l’autrice è dotata di quella perizia tecnica indispensabile ad ogni buon pittore, sia che si cimenti in ambito figurativo che in quello dell’informale ed anche dell’astratto. Tale perizia le permette di dare non solo grande nitidezza ai soggetti, sia nature morte che personaggi, ma anche e soprattutto, una plasticità veramente apprezzabile. Anche un osservatore che non sia molto esperto di arti visive può coglierla facilmente nelle nature morte e nei grandi fiori, spesso soggetti solitari e prorompenti di alcune sue tele. Ma essa si esplica e si concretizza anche nei nitidi paesaggi; però in questi è necessario uno studio più attento per coglierla, essendo il quadro d’insieme molto più variegato e pieno di particolari.
E’ fine pittrice di paesaggi, per lo più scorci del paese natìo, realizzati con il più rigoroso realismo. Si tratta però di un realismo luminoso in cui il plasticismo si esplica nella volumetria di alcuni edifici e nella fuga prospettica di strade e vicoli, piazze e scalinate, il tutto senza minare assolutamente l’integrità dell’immagine, la visione di una chiesa con il suo contorno di case e strade o piazze, di un vicolo dal sapore antico. Ciò deriva principalmente ed essenzialmente dall’amore per la pennellata pulita e minuziosa e per i particolari curatissimi che diventano i protagonisti dell’armonia dell’insieme, un’armonia che allo stesso tempo sprigiona una sensazione di serenità che fa indugiare a lungo l’osservatore davanti al quadro.
La plasticità si esprime , invece, con più evidenza ed immediatezza quando la pittrice sceglie come soggetto della sua tela un unico grande fiore, spesso una rosa e questa scelta a me sembra un’intuizione felice perché, su d’uno sfondo sapientemente dipinto senza fronzoli, con pennellate larghe ed avvolgent, con prevalenza di toni che danno il senso dell’immaterialità, il soggetto emerge prepotentemente, estremamente delineato e dai toni accesi, che contrastano con l’amalgama informe dello sfondo da cui scaturisce e sembra uscire fuori dalla tela stessa.
La plasticità quasi statuaria, ma dirompente al tempo stesso, sembra andare a scapito della naturalezza, ma con lo spessore della materia dona al dipinto una forza che cattura l’attenzione dell’osservatore, il quale si rende conto che non deve fruire di un soggetto realistico, ma di una creazione originale e personale, quasi di un’idealizzazione dell’elemento natura, come a fissare un’emozione interiore. Quest’effetto si riscontra anche in alcune nature morte composite, in cui sono a volte accostati oggetti di natura diversa: penso in particolare ad un cesto di fiori accanto ad una pila di libri, quasi un simbolismo od un’allegoria.
Prof. Giuseppe Virone
Avv. Vincenzo Ruggiero Perrino
La cifra stilistica più evidente e riconoscibile dei lavori pittorici di Maria Giulia Pagliaroli, pittrice autodidatta con un’esperienza pluridecennale, è rintracciabile nelle sue nature morte. Queste costituiscono, anche quantitativamente la parte più rilevante dell’intero “corpus” di opere dell’autrice verolana. I soggetti prediletti delle opere in parola sono i fiori, ossia la manifestazione della natura che normalmente più attira l’interesse di chi osserva. E dei fiori l’artista riesce a restituire le forme in maniera molto fedele, inserendole in composizioni talvolta naturalistiche, talaltra di impianto più surreale. Infatti non sempre le nature morte ritraggono scene veristiche, cioè riproducono una realtà “vera”. Il più delle volte i soggetti di questi lavori sono dipinti in contesti del tutto immaginari e surreali. Il che è sicuramente fonte di ulteriore interesse, dal momento che i fiore che la nostra artista propone su tela sembrano uscire fuori da contesti visivi insoliti e per questo paiono rifulgere ancor più di una luce chiara ed attraente. Diciamo pure che , in genere, la luce dei suoi quadri è piuttosto uniforme. Difficilmente troveremo zone d’ombra o di buio nei suoi dipinti, che per lo più si ispirano ad un a natura vivacemente lucente e quindi per lo più improntata ad una visione bucolicamente serena. Tuttavia proprio nelle nature morte che si inscrivono in scenari non realistici, la luce assume una maggiore drammaticità, andando a disegnare contorni chiaroscurali, che imprimono un maggior dinamismo alla materia. Si viene così colpiti da un secondo motivo estetico, ossia l’uso del colore. La Pagliaroli proprio sulla scorta del fatto che non sempre intende rendere realisticamente i suoi soggetti delle sue nature morte, spesso utilizza delle tonalità e degli accostamenti di colori molto particolari. I suoi fiori non hanno mai i colori “veri”: troveremo tonalità sull’azzurro, sul violetto, sull’arancione. Spesso, i colori sfumano l’uno nell’altro gradualmente, senza quasi che si possa percepire uno stacco netto. Insomma: possiamo ben dire che le nature morte di Maria Giulia Pagliaroli sono dipinti vivi nella luce e nel colore dell’immaginazione dell’artista. Osservare due volte una stessa natura morta, non restituisce mai lo stesso sentimento per due volte uguale. Nel caso di queste nature morte, è ancor più vero, proprio perché esse, il più delle volte, sono svincolate da parametri interpretativi “realistici”. Naturalmente, il catalogo delle opere dell’artista verolana non si esaurisce nelle nature morte.
Interessanti sono anche le vedute e i panorami. Si tratta di opere per lo più ispirate a paesaggi della Veroli storica:: chiese, piazze, monumenti. Il lascito del passato è riprodotto sulla tela con grande fedeltà. E anche qui in questi scorci, silenziosamente deserti, per lo più immersi nella luce del sole pomeridiano , non si può non notare come sia la luminosità dei colori a dare senso alla materia che l’artista imprime sulla tela. Oppure, i paesaggi campestri, sempre colti nella pacifica quiete del riposo, dell’assenza dell’uomo. O, ancora, nelle vedute delle piazze della città con le loro chiese antiche: pare quasi che l’artista voglia esprimere allo stesso tempo il desiderio di sacralità del mondo contemporaneo e l’impossibiltà a staccarsi completamente dalla materialità della vita di tutti i giorni. La pittura di Maria Giulia Pagliaroli è, in sintesi, una passeggiata nella natura, sia essa quella delle vedute, dei panorami e dei paesaggi, sia essa quella delle nature morte, una passeggiata sempre rischiarata da una luce ricca di sfumature cromatiche, che non possono lasciare indifferente lo spettatore.
Avv. Vincenzo Ruggiero Perrino
Titolo della recensione 3
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