Paolo Volpe
BIOGRAFIA e CURRICULUM
Nato il 16 ottobre 1938 a Torino, dove vive e svolge la propria attività artistica, in via Ventimiglia 102. Docente universitario di professione, ha sempre trovato nella pittura uno sfogo di fantasia nell’impegno rigoroso della ricerca. Cresciuto come artista alla scuola del nonno Edoardo Nicolello, a sua volta allievo di Cavalleri, si è dedicato per lungo tempo al paesaggio producendo un discreto numero di opere; opere che tuttavia che non ha mai potuto accumulare, in parte perché richieste da amici e conoscenti in parte perché vendute in seguito a mostre collettive.
Negli anni settanta, frequentando amici pittori di tendenza moderna, ha modificato le sue concezioni artistiche, orientandosi verso una forma di astrattismo figurativo. Egli ha maturato, in sintesi, la convinzione che, in un’epoca nella quale la realtà pura e semplice, per quanto suggestiva, può essere rappresentata con successo dalla fotografia artistica, il verismo classico può avere scarso interesse per chi ha la necessità di esercitare la propria fantasia per astrarsi dal quotidiano del mondo attuale. E tuttavia l’inconscio ha sempre bisogno di immagini familiari per cui l’astrattismo così come l’astrattismo eccessivo, per quanto sentiti e spontanei, rischiano di non essere compresi. E’ dunque venuto, in quegli anni, alla conclusione che l’opera artistica deve essere figurativa ma rappresentare situazioni irreali (ma non assurde) e destare l’interesse con combinazioni di forme e di colori fantastici.
Nella metà degli anni ottanta è divenuto socio della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e da allora ha partecipato assiduamente sia ai programmi di mostre interne della Società sia a mostre collettive esterne dovute a varie iniziative locali, sempre destando l’interesse del pubblico e della critica.
L’artista torinese non intende creare una pittura “diversa” e neppure pretende di rovesciare la tradizione, anche se si oppone, più passionalmente che intellettualmente alla concezione conseguente alle tesi di Duchamp, per le quali tutto può divenire arte, anche il “brutto”. L’arte deve invece piacere e affascinare, anche se soggettivamente; deve catturare l’attenzione in positivo.
L’impressione immediata offerta dalle sue opere più significative è quella di avere di fronte un quadro quasi monocromatico, mentre a guardar con attenzione si scopre che in ogni opera sono sempre presenti molti colori (monocromatismo policromatico)
Un servizio su di lui è apparso all’inizio degli anni ’90 nell’opera: “Arte Italiana nel Mondo”.
Da quando ha lasciato la carriera universitaria si dedica a tempo pieno alla pittura. Ha seguito per alcuni anni i programmi promozionali all’Accademia Internazionale dei Dioscuri, ottenendo lusinghieri riconoscimenti.
Curriculum artistico
Mostre:
1975 (collettiva) Chieri, chiostro Padri Domenicani.
1976 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti. Pino Torinese, saletta Vallechiara.
1978 (minipersonale 8 opere) Abbazia di Pomposa.
1984 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti. (personale) Cercenasco, salone rist. Centro.
1989 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti.
2007 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti.
2008 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti.
2009 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti.
2011 (collettiva) Torino, promotrice Belle Arti. (collettiva) Torino, Lingotto Fiere (ARTEXPO). (collettiva) Torino, Villa Gualino (Italia Arte). (collettiva) Vinovo (To) (Paeaggi d’Italia).
Appartenenza a Società Artistiche:
Società protettrice delle Belle Arti (Torino), dal 1983
Accademia Internazionale dei Dioscuri (2007-2010)
Accademia Internazionale Santarita (Torino) dal 2010
OPERE
CONTATTI
RECENSIONI
Antonio Oberti
<<… L’ordine di idee che guida Paolo Volpe è indubbiamente di tipo esplicito, come la natura stessa delle immagini da rappresentare. Perciò le une e le altre, raccolte in forme fluide e spesso incorporee, non smentiscono mai la gestualità presente in ogni sua opera. Ed analizzandole a fondo non si ha la sensazione che Paolo Volpe bari o si accinga a raccontare soltanto una bella storia.
Con l’ausilio di una scala cromatica a volte, anzi spesso, impostata sulle variazioni di un solo colore egli tesse la sua trama anche aprendosi sulla tragicità della vita oppure lascia aperto il discorso a brani di trasfigurazione delle natura. Su tutte le sue composizioni prevale il gusto del vedere e del sentire, l’esatta luminosità dei soggetti, lo sviluppo della verità essenziale delle cose che nascono dal pensiero e naturalmente dal sogno. E passando dalla realtà all’insondabile egli dà sfogo alla sua immaginazione, lasciando però sempre spazio al possibile e al familiare>>.